DIEGO SCHWARTZMAN SI RITIRA: LA LETTERA DI ADDIO
Partiamo dalla fine, ovvero dalla notizia più recente: Diego Schwartzman si sarebbe dovuto ritirare dal tennis ieri, perché le previsioni lo davano sconfitto contro il più quotato Nicolas Jarry. Invece l’argentino ha tirato fuori gli artigli, ha vinto e ha fatto impazzire il pubblico di Buenos Aires: già, perché El Peque (Il Piccolo) ha scelto di dire stop nella sua città, davanti a tifosi che sanno essere passionali anche quando si parla di tennis. L’appuntamento dunque è rimandato: stasera Schwartzman torna in campo per affrontare il secondo turno del torneo contro Pedro Martinez, e attenzione perché in caso di ulteriore vittoria potrebbe vedersela con Lorenzo Musetti, che affronterà Corentin Moutet da testa di serie numero 3 (avendo goduto del bye al primo turno).
La favola di Schwartzman prosegue? Sarebbe naturalmente straordinario se potesse continuare sino alla finale: del resto l’Argentina Open ha regalato grandi storie già in passato (qui ha trionfato otto volte una leggenda del tennis come Guillermo Vilas) e nei giorni recenti, con la sfida tra i fratelli di casa Francisco e Juan Manuel Cerundolo. Non solo: Buenos Aires è stata anche il teatro dell’emozionale Juan Martin Del Potro che, a differenza di Schwartzman, per salutare ufficialmente ha scelto un match esibizione contro l’amico Novak Djokovic, certamente momento emozionale ma forse non il massimo in termini di pathos. Sia come sia, oggi è giusto parlare del ritiro di Diego Schwartzman.
SCHWARTZMAN, UNA CARRIERA OLTRE LE PREVISIONI
Diego Schwartzman si ritira dal tennis giocato e, prima di sfidare Jarry nel primo turno a Buenos Aires, ha scritto una lunga lettera per ringraziare. Sostanzialmente ha toccato tutti i punti che avremmo potuto affrontare se non avessimo conosciuto le sue parole: l’argentino ha indicato Amburgo 2022 come momento in cui ha iniziato a capire che qualcosa non girasse come previsto, e dunque tappa che gli ha fatto capire come la fine si stesse avvicinando. Poi, ha sottolineato con molta umiltà di aver raccolto più di quanto si fosse immaginato, questo perché il fisico (170 centimetri) in uno sport che tende sempre più al braccio di ferro fisico è stato per lui un ostacolo; non gli ha però impedito di raggiungere obiettivi e traguardi di grande livello, che non tutti possono dire di aver conosciuto.
L’anno d’oro di Schwartzman è stato sicuramente quello del Covid: nel 2020 l’argentino ha raggiunto la semifinale al Roland Garros e la finale agli Internazionali d’Italia, è entrato nella Top 10 del ranking Atp e dunque si è qualificato alle Finals, dove però ha perso ogni singolo match (contro Djokovic, Daniil Medvedev e Alexander Zverev). Da quel favoloso 2020, Schwartzman è calato: ha vinto proprio l’Argentina Open l’anno seguente, ma non è più stato il giocatore che in quei folli mesi di un anno strano di per se stesso aveva incantato le platee soprattutto sulla sua amata terra rossa. Nonostante questo, il ritiro a 32 anni rimane una notizia sorprendente.
SCHWARTZMAN E I BIG THREE
Nella lettera con cui Diego Schwartzman ha annunciato il ritiro dal tennis c’è stato anche spazio per una statistica: l’argentino ha ricordato di aver perso per sette volte nella seconda settimana degli Slam, sempre contro Djokovic o Rafa Nadal. In particolare ha citato un episodio, fatto riemergere da un ragazzo incontrato il mese scorso: il quarto di finale al Roland Garros 2018 contro lo spagnolo, in cui era in vantaggio di un set e un break prima che la pioggia costringesse allo stop e alla prosecuzione il giorno seguente. Alla fine Nadal aveva dominato (4-6 6-3 6-2 6-2) e tanto per cambiare aveva vinto il titolo; Schwartzman ha utilizzato questo ricordo per affermare che, se non avesse giocato in un’epoca dominata dai Big Three (ma potremmo lasciar fuori Roger Federer, già meno dominante quando lui è emerso), avrebbe fatto miglior risultati negli Slam.
Sicuramente Diego ha ragione, ma questo è un discorso che possono fare in tanti e, presumibilmente, altri tennisti avrebbero fatto anche meglio di lui; la carriera di Schwartzman è stata ottima ma ci sentiamo di dire, naturalmente con tutto il rispetto per quanto l’argentino ha raccolto, che anche senza il dominio di Djokovic e Nadal nei suoi anni i titoli sarebbero stati più o meno gli stessi, perché oltre a loro bisognava fare i conti con giovani rampanti come Zverev, Daniil Medvedev e un Dominic Thiem che all’epoca sembrava pronto a prendersi tutto. Detto questo, Diego Schwartzman ci mancherà: se ne va un altro pezzo del tennis recente, un giocatore che ci ha fatto sicuramente divertire.