Presso il XLIII Congresso Nazionale della SINU, Società Italiana di Nutrizione Umana, è stata presentata quella che è stata ribattezzata la dieta del cuore, una dieta che serve a prevenire il rischio cardiovascolare. Si tratta inoltre di un regime alimentare che permette di ridurre del 48.6 per cento le emissioni di gas serra legate ai consumi. La ricerca, come specificato da Vanity Fair, è stata sviluppata dall’Unità di Ricerca su Nutrizione, Diabete e Metabolismo dell’Università Federico II di Napoli, in collaborazione con le ricercatrici del Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici e al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli.



La dieta del cuore è stata anche premiata con il Barba, riconoscimento assegnato alla migliore ricerca scientifica condotta nel campo della nutrizione umana. E’ stato stilato un modello alimentare che si basa sulle frequenze e le quantità di consumo ottimali di ogni elemento per prevenire le malattie cardiovascolari. Nella dieta non viene escluso alcun elemento, ma gli stessi vengono selezionati nelle quantità più adeguate.



DIETA DEL CUORE, PER RIDURRE I RISCHI CARDIOVASCOLARE: ECCO COSA MANGIARE

A riguardo si consiglia di pranzare con vegetali freschi, cereali integrali e yogurt ogni giorno, ma anche legumi e pesce fino a 4 volte a settimana, mentre le uova, i formaggi e le carni bianche non più di tre volte a settimana. Infine, carni rosse, cereali ad alto indice glicemico e patate non più una volta a settimana.

Viene incluso un maggior consumo di frutta e verdura, ma anche cereali integrali, cereali raffinati a basso indice glicemico, come ad esempio pasta, frutta secca, e guscio, legumi e pesce, a scapito invece di carne bovina, burro, patate e zucchero, inserite nella dieta degli europei. Grazie a tale dieta viene assicurata l’assunzione di tutti i nutrienti nelle quantità raccomandate dall’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Come detto sopra, infine, la dieta permette di ridurre le emissioni di Co2, di conseguenza si tratta di un aiuto di contrasto al cambiamento ambientale.