Leggo su Il Sussidiario un articolo, a firma Davide Giancristofaro Alberti, su alcune dichiarazioni di Franco Berrino rilasciate nel corso di una trasmissione televisiva. Il noto medico ed epidemiologo è stato chiamato a discutere in merito alla longevità dei centenari. Queste le sue indicazioni: “Tutti i centenari mangiano cibi e non trasformazioni industriali, sono cibi freschi e raccolti il giorno stesso… La vita quotidiana in queste zone è una vita di impegno fisico per l’orto, la coltivazione dei terreni, il lavoro quotidiano e noi ci siamo allontanati da queste cose”.



Franco Berrino, 78 anni, si è laureato in Medicina e chirurgia all’Università degli Studi di Torino nel 1969 e si è poi dedicato soprattutto all’epidemiologia dei tumori. Dal 1975 al 2015 ha lavorato all’Istituto nazionale dei tumori di Milano, dove ha diretto il Dipartimento di medicina preventiva e predittiva.



Nulla da dire rispetto ai suoi studi e alla sua preparazione sul campo. Molto invece sulla sua dieta. Tutte le volte che la presenta e ne parla, mi tocco. Abbondantemente. Ecco cosa scriveva in un suo articolo per il Corriere della Sera: “Sette grandi studi epidemiologici su decine o centinaia di persone hanno coerentemente mostrato che più mangiamo cibi ultraprocessati, più precocemente moriamo. Il rischio di morte cresce proporzionalmente al consumo, fino al 50 per cento in più per chi si nutre prevalentemente con cibi ultralavorati rispetto a chi ne consuma raramente. Al momento in cui scriviamo più studi hanno documentato un aumento del rischio cardiovascolare, di diabete, di obesità. Un grande studio condotto in Francia ha riscontrato un aumentato rischio di cancro: 12 per cento in più per ogni 10 per cento in più di cibi ultralavorati”.



E qui l’elenco di tutti gli emulsionanti utilizzati dalla pasticceria industriale; i nitrati e i nitriti, usati soprattutto per la conservazione delle carni, associati a una maggiore mortalità per cancro, diabete e malattie cardiovascolari, respiratorie, epatiche e renali; la carragenina, usata come gelificante per budini e torte. E ancora il glutammato monosodico, i polifosfati, il caramello e altri ancora. Tutti associati alle malattie che potrebbero causare. È l’apoteosi della sfiga. Soprattutto per uno come me che tende a mangiare di tutto.

Ma non è finita qui. Berrino, come alternativa, propone una dieta a base di semini, minestrine varie, cereali e legumi. Di più, il Nostro cita un libretto di Michael Pollan dal titolo “In difesa del cibo”, in cui l’autore scrive: “Quando andate al supermercato rimanete sempre lungo i muri periferici, non nei corridoi centrali, perché lungo i muri periferici ci sono i cibi, la verdura, la frutta, il pesce, i formaggi, la carne, il pane, mentre nei corridoi centrali ci sono le trasformazioni industriali dei cibi”. Quindi se vedete gente che si sposta in modo strano lungo le corsie non pensate male. Sono solo seguaci di Berrino…

Detto questo, vorrei fornire un consiglio all’esimio professore. Carissimo, lei ha raggiunto un’età in cui si mangia molto meno. È in pensione e, di conseguenza, ha ridotto la sua attività lavorativa. La sua dieta, per l’età e la sedentarietà, potrebbe essere corretta. Non così, invece, per gente “normale” che va a lavorare e ha bisogno di cibi energetici che consentano di non crollare per inedia durante il giorno. Men che meno è possibile pensare a una dieta siffatta per camionisti, muratori, idraulici e via dicendo. Pensare poi alla coltivazione dell’orticello in città come Milano, ma non solo, è pura follia. Di più: quanto costano i suoi cibi a chilometro zero? E dove li trovo?

Ma, al di là delle questioni economiche e sanitarie, vorrei rivolgere all’esimio professore una domanda: ma cosa c’è di più bello di una tavolata con gli amici e tante cose buone da mangiare e bere? E tutto stando dentro la dieta mediterranea, patrimonio mondiale dell’umanità? In cui c’è di tutto e di più. Senza dimenticare il vino. Con sempre un nota bene. Il problema è la quantità non la varietà. Diceva Paracelso: “È la dose che fa il veleno”. Insomma: vale proprio la pena vivere da malati per morire sani? E i semini… li lascio volentieri a Titti, il canarino della nonna.

Da ultimo le segnalo la dieta di Emma Morano. Morì nel 2017 alla bella età di 117 anni, era la più vecchia al mondo. La sua regola di vita era semplice: “Dormire tanto, mangiare tre uova al giorno, qualche gianduiotto, banane, carne poco cotta, qualche bicchiere di grappa fatta in casa”.

L’esatto contrario di quello che consiglia Franco Berrino.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI