La dieta mediterranea è in grado almeno di rallentare il deterioramento cognitivo e l’inesorabile declino di alcune delle sue funzioni: è questa una delle risultanze più importanti di uno studio reso noto di recente e secondo cui le persone che seguono un regime alimentare di questo tipo hanno fatto registrare una riduzione che varia dal 45% al 50% del rischio che le suddette funzioni cognitive vengano compromesse. La ricerca, condotta presso il National Eye Institute di Bethesda (Maryland), negli USA, e portata avanti dal team guidato dalla dottoressa Emily Chew ha di fatto confermato quanto altri studi avevano in parte asserito ovvero che la salute del nostro cervello dipende pure dal tipo di alimentazione, oltre che da altri fattori contingenti che non vanno ovviamente trascurati. “Coloro con la maggiore aderenza alla dieta mediterranea (ovvero mangiando pesce due volte a settimana, consumando regolarmente frutta, legumi, verdure e riducendo invece carne rossa e alcool, NdR) avevano una protezione cognitiva maggiore rispetto agli altri” ha spiegato alla stampa la dottoressa Chew che ha aggiunto pure come nel suo studio, come in un altro condotto presso il Weill Corner Medicine Center di New York Presbyterian dal dottor Richard Isaacson, questa correlazione non sembra funzionare solo nelle persone con il cosiddetto gene ApoE, e che la mancata aderenza a questo stile alimentare possa costituire un fattore di rischio nello sviluppo della malattia di Alzheimer.



LA DIETA MEDITERRANEA RALLENTA IL DETERIORAMENTO COGNITIVO: ECCO PERCHE’

Ad esempio, il consumo di pesce è particolarmente importante dal momento che mangiarlo due volte a settimana ha comunque rallentato il declino cognitivo nelle persone col gene ApoE: va ricordato che si tratta di risultati ottenuti da un’osservazione clinica durata quasi dieci anni e che il consumo regolare di pesce sia addirittura più importante della stessa dieta mediterranea considerata nella sua globalità. Non solo, dato che da altre ricerche cliniche presso dei centri statunitensi in cui si cura l’Alzheimer si è notato come dei sostanziali cambiamenti dietetici, uniti a uno stile di vita più sano, portino dei miglioramenti già nell’arco di 18 mesi: al momento non è ancora chiaro quanto tempo serva a una persona dopo aver adottato una dieta più sana per avere dei benefici a livello di sistema cognitivo ma gli studi effettuati sugli occhi possono rappresentare un indizio importante. La retina infatti è considerata una sorta di estensione del cervello e da alcune ricerche sulle malattie che colpiscono gli occhi con l’avanzare dell’età si è visto come gli antiossidanti possano migliorare lo stato di salute della nostra visita: anche qui c’è una correlazione diretta tra l’insorgere di problematiche quali cataratta e degenerazione maculare senile e l’adozione di uno stile alimentare poco sano; coloro che mangiano spesso pesce e verdure, che contengono due importanti antiossidanti come la zeaxantina e la luteina che hanno importanti benefici per la retina, ne sono più immuni o comunque tendono meno a sviluppare queste problematiche.

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