Da tempo è noto che la dieta (intesa in questo contesto come la serie di abitudini alimentari) ha diversi effetti nei confronti della salute umana, in particolare per quanto riguarda l’incidenza di alcune patologie; ma per la prima volta una revisione della letteratura ha dimostrato che ha effetto anche sui parti prematuri. A condurre lo studio è stato il Centro Multidisciplinare di Patologia della Gravidanza Humanitas San Pio X, con la coordinazione della professoressa Nicoletta Di Simone, che ne ha esposto i risultati in un intervento sul Corriere della Sera. I parti prematuri, rileva, aumentano sensibilmente con il diminuire dell’indice nutrizionale della dieta della (futura) madre, di pari passi a come aumenta anche l’incidenza dell’infertilità.
“Abbiamo osservato come una dieta ricca di acidi grassi saturi, colesterolo, proteine animali e carboidrati ad alto indice glicemico”, spiega la docente fresca di pubblicazione sulla rivista Biology, “sia correlata all’infertilità maschile e femminile”. Similmente, “in linea con altri studi” i risultati dimostrano anche “un’associazione tra lo status nutrizionale materno e il rischio di parti prematuri” che spiega essere la condizione in cui “il parto avviene prima della 37esima settimana gestazionale”.
Qual è la dieta migliore per evitare il rischio di parti prematuri
Il problema dei parti prematuri, che ora forse potrebbero essere attenuati da una dieta più corretta e salutare, non è irrilevante perché all’anno, spiega sempre Di Simone, nascono “oltre 30mila prematuri“, che seppur non rappresenti un aumento statistico rispetto agli anni passati, incide sulla qualità di vita dei bambini e dei genitori. La conferma arriva, in particolare, da uno studio del 2020 incluso nella revisione, che ha scoperto come su 112 donne, l’incidenza dei parti prematuri era correlata ad un passo score nutrizionale; mentre un secondo studio danese ha confermato che una dieta variegata e corretta potrebbe “abbassare il rischio fino al 72%“.
Scendendo nel dettaglio, però, la revisione non si è limitata ad appurare l’effettiva correlazione, ma ha indagato anche su quale sia il migliore regime alimentare da seguire e rispettare. “Analizzando i dati”, spiega la docente, “sono emerse indicazioni importanti da seguire: consumare almeno 5 porzioni di frutta e verdura al giorno, almeno 2 volte a settimana pesce, grano intero, utilizzare olio d’oliva o di semi”. Differenza, una dieta che vuole evitare il rischio di parti prematuri dovrebbe “limitare il consumo di carne rossa a meno di 2 volte alla settimana, evitare carni trattate e cibi fritti” ed anche l’eccesso di caffè, da limitare a “non più di due tazzine al giorno”.