Le donne vegetariane hanno il 33% di probabilità in più di fratturarsi l’anca. È il sorprendente risultato di uno studio condotto dall’Università di Leeds e pubblicato sul BioMed Central Medicine in data 11 agosto. Questa analisi ha preso in considerazione più di 26mila donne appartenenti alla fascia di età 35-69 e ha monitorato il rischio di fratture per un periodo di tempo di 22 anni.
Il campione di donne preso in esame è stato suddiviso in quattro regimi alimentari: consumo di carne regolare (5 o più volte alla settimana), consumo di carne occasionale (meno di 5 volte ogni settimana), consumo di pesce ma non di carne e, infine, regime vegetariano. Proprio tra le donne che seguivano una dieta vegetariana è stato individuato il sottogruppo con un rischio più elevato di frattura all’anca. In totale, nei 22 anni di monitoraggio si sono verificati 822 casi di frattura all’anca, una percentuale del 3% del campione considerato. “Ciò non deve portare a una demonizzazione di questo regime alimentare – precisa James Webster, ricercatore dell’Università di Leeds a capo del team – Suggeriamo che ciascuno prenda le giuste precauzioni per seguire uno stile di vita sano ed equilibrato”.
La dieta vegetariana espone a un maggiore rischio di frattura ossa, le ipotesi
Il team di ricerca che ha individuato il maggior rischio di frattura all’anca per le donne che seguono una dieta vegetariana ha precisato che sarà necessario condurre ulteriori ricerche per spiegare l’esatto significato di questo risultato. Tra le prime ipotesi avanzate c’è la possibile carenza di vitamine D e B12 che potrebbe insorgere nel caso di un’alimentazione non bilanciata con attenzione, che potrebbe provocare “ossa più deboli e massa muscolare inferiore”, come sottolinea Webster nello studio. “Non bisogna rinunciare alla dieta vegetariana, però, perché è salutare per altri versi e rispettosa dell’ambiente, ma fate attenzione a pianificarla bene” è l’invito del ricercatore.
“Questo lavoro costituisce una parte del quadro più ampio del modo in cui le abitudini alimentari possono rimuovere la salute delle ossa e dei muscoli – aggiunge Darren Greenwood, coautore assieme a Webster dello studio in oggetto – Saranno necessarie ulteriori ricerche per valutare i rischi di rottura dell’anca negli uomini, anche il fattore legato al peso corporeo e anche le differenze tra vegetariani e onnivori”. In tutto il mondo, oltre i 50 anni il fenomeno della frattura delle ossa colpisce 1 donna su 3 e un uomo su 5. A livello globale sono in continuo aumento i casi di osteoporosi e di fratture dovute alla fragilità ossea. “La frattura dell’anca rappresenta un problema sanitario globale con costi economici elevati – è l’osservazione di Janet Cade, coautrice dello studio – Le restrizioni alimentari sono state spesso collegate a una ridotta salute delle ossa, ma il nostro studio rappresenta un primo passo individuare un collegamento con il rischio di rottura dell’anca”.