Finalmente lo abbiamo capito. L’obiettivo della Commissione europea non è ridurre l’emissione di CO2 o far fallire le case costruttrici. Non è neanche quello di favorire i cinesi o trovare forza lavoro a basso costo tra gli esodati dell’automotive. Queste motivazioni saranno, al limite, conseguenze derivate. Lo scopo è semplicemente rendere l’auto un prodotto di lusso e impedire alla maggior parte degli europei di acquistarla. Solo così si spiega la pervicacia con cui a Bruxelles intorbidiscono le acque, perseguano la confusione assoluta, legiferano di cose che ancora non esistono come se fossero reali. E se ne fregano delle persone comuni.
Infatti, vogliono che quest’ultime abbandonino l’idea di libertà legate al possesso di un’auto (parte della vita di tutte le generazioni del dopoguerra) e comincino a considerarla un sogno economicamente irrealizzabile o, al meglio, un rebus particolarmente difficile da risolvere. L’esempio più lampante la Commissione lo ha dato nei giorni scorsi accettando la deroga per gli e-fuel e sbattendo la porta in faccia ai biocarburanti. I primi saranno delle miscele di idrogeno e anidride carbonica e il verbo al futuro non è un errore perché ancora non esistono, se non nei laboratori dove li stanno studiando. I biocarburanti sono già in vendita ed Eni, ad esempio, li sta già distribuendo in 150 stazioni che erogano Hvo, un olio vegetale idrotrattato. I primi costeranno intorno ai tre euro al litro, mentre i secondi non arrivano ai due. Naturalmente la Commissione ha puntato su quello che non c’è ancora e sarà più costoso. Tanto costoso che nel settore ci sono stati due tipi di reazioni diverse.
Porsche e Ferrari, produttori di auto di lusso, hanno esultato per la possibilità di utilizzare ancora il motore termico, mentre gli altri sono stati semplicemente zitti considerando la questione di scarso interesse. L’unico a parlare è stato Luca De Meo, Ceo di Renault e presidente dell’Acea, l’associazione dei costruttori, che ha definito i carburanti sintetici «un prodotto di nicchia» e decretato la fine del motore a combustione: «Non credo ci sia nessuno che stia sviluppando un motore completamente nuovo in Europa. Tutti i soldi andranno alla tecnologia elettrica o all’idrogeno» ha detto, aggiungendo che lo stanno facendo anche tutti i principali fornitori del settore.
Insomma, la strada per i costruttori mass market è obbligata, anche se irta di ostacoli. Non ci sono ancora le condizioni in termini di autonomia e costi per soddisfare le esigenze della maggior parte degli automobilisti. E soprattutto con un’auto elettrica bisogna saper programmare gli spostamenti, organizzare le ricariche, essere consapevoli che per un terzo della giornata non è a disposizione. Tutti fattori che rappresentano esattamente l’opposto del concetto di libertà quasi assoluta di movimento, da sempre legato all’automobile privata.
Poi c’è una domanda che gira tra gli addetti ai lavori ed è più o meno questa: «Come faranno i clienti che oggi fanno fatica a comprare un’auto che costa 17 mila euro, a permettersi di acquistare lo stesso modello a un prezzo che supera i 30 mila euro»? La risposta è semplice: non la compreranno. E la Commissione europea avrà raggiunto il suo obiettivo.
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