Ormai ci ha abituato ai colpi di scena. Quando annuncia una pausa di riflessione, o sbandiera il nuovo record come runner amatoriale, o comunica che per un po’ è costretto a fermarsi ai box, eccolo che prepara il numero a sorpresa. Così Matteo Renzi, appena smessi i panni del maratoneta, ricompare in quelli di direttore di giornale.
Ad assumerlo infatti ci ha pensato ieri Il Riformista di Alfredo Romeo. Nessun caso di omonimia. È proprio quel Romeo lì, l’imprenditore che qualche anno fa è finito a processo per aver promesso – secondo l’accusa – al padre di Matteo una ricca consulenza in cambio dei suoi servizi di lobby nella gara miliardaria di Consip per il Facility Management. Nello stesso filone d’inchiesta sono ancora coinvolti Luca Lotti (ex braccio destro di Renzi e sottosegretario alla presidenza del Consiglio durante gli anni in cui l’ex sindaco di Firenze governava l’Italia), l’ex socio di Renzi padre e l’ex amministratore delegato della società pubblica.
Alfredo Romeo ha deciso dopo le vicissitudini giudiziarie di impegnare il suo vasto patrimonio in attività editoriali – diciamo così – di “nicchia”. Qualche anno fa ha acquistato Il Riformista dal gruppo Angelucci, che onestamente non sapeva più che farsene chiusa la positiva gestione di Antonio Polito. Poi l’immobiliarista napoletano qualche mese fa ha rilevato dal fallimento la testata de l’Unità, il glorioso giornale della sinistra comunista, finita in dissesto proprio per la cattiva gestione del Pd quando segretario del partito era guarda caso Matteo Renzi. In altri casi un’operazione del genere sarebbe finita sotto i riflettori della magistratura come “sospetta” perché tra parti correlate che hanno operato per sottrarre beni ai creditori.
Alfredo Romeo ha maturato negli anni una particolare fobia per la giustizia italiana. Incappò in Tangentopoli già nel 1993 per colpa del deputato Dc Alfredo Vito, che lo indicò ai Pm napoletani come il collettore delle tangenti destinate a tutti i partiti locali, frutto del ricco appalto che il giovane imprenditore si era aggiudicato per gestire la manutenzione del vasto patrimonio immobiliare realizzato dopo il terremoto.
Altro inciampo con la giustizia per Romeo nel 2010, quando fu arrestato il giorno dopo l’inaugurazione del suo hotel di lusso – neanche a dirlo, si chiama “Romeo” – con l’accusa di aver tentato di condizionare un’altra gara enorme del comune di Napoli per la gestione delle multe.
Romeo in seguito alle sue disavventure giudiziarie è stato estromesso prima dagli appalti che si era aggiudicato a Roma grazie alla giunta Veltroni, e poi da tutti i lavori che nel tempo aveva “conquistato” a Napoli, con l’arrivo del sindaco de Magistris che gli tolse tutte le commesse. Ma ha continuato a prendere appalti in giro per l’Italia e accumulare un discreto patrimonio.
Romeo si è sempre sentito tradito da una certa sinistra per non aver ricambiato il sostegno ricevuto. Per cui non ha immaginato vendetta più sottile che rilevare le due testate storiche della sinistra italiana (l’Unità e Il Riformista) e affidarle a personaggi a questa invisi (Sansonetti e Renzi), oltre che esponenti di punta del fronte anti-magistrati. Inutile dire che i due giornali non vendono e non sono letti, per cui l’impressione è che l’imprenditore si sia piuttosto voluto togliere uno sfizio e occupare qualche spazio nella “mazzetta” diffusa ancora nei palazzi romani che contano.
Ma che senso ha per Renzi fare il direttore del Riformista? Sicuramente il senatore – a cui sembra piacere molto il denaro – arrotonderà di parecchio le sue entrate (un direttore costa ad un editore almeno un milione di euro). Poi potrà disporre di un diritto di tribuna in tv, così da aggirare il veto posto da Calenda, e fargli ombra mediaticamente. Infine porta a casa un primo pezzo di un progetto per un nuovo partito di centrodestra. Vale la pena ricordare che nella compagine iniziale del Riformista c’è la Bergamini di Forza Italia e che con un Berlusconi sempre più in difficoltà con i suoi, sta nascendo un punto di aggregazione stabile per gli scontenti del governo Meloni.
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