Il nuovo capo della Polizia è uno sbirro duro del Sud. Passato dalle indagini di strada alle operazioni più complesse per la cattura (non autoconsegna) dei latitanti più pericolosi della camorra. Da Iovine a Zagaria, c’è il suo lavoro alla base dell’annientamento dei casalesi storici. Un successo fatto di un uso dei rapporti, delle prerogative e del suo stesso carattere molto singolare.
Vittorio Pisani è forse un unicum nella storia dei vertici della Polizia. Indagato, destinatario di un obbligo di soggiorno fuori regione, è stato scagionato da ogni ombra ed ha fatto carriera fino ai vertici del sistema di sicurezza nazionale. La sua scelta non è banale. L’uomo è di quelli che non hanno navigato tra le scartoffie ed è anche depositario di uno stile tutto suo. Dichiarò, ai tempi della scorta a Saviano, che a lui non pareva necessaria, perché lui per primo girava senza arma normalmente.
La sua nomina è una svolta che segnerà i prossimi anni in modo profondo. Ha di fronte l’emergenza sicurezza nelle città, il contrasto al terrorismo (di cui si è occupato con profitto) e soprattutto il contrasto ai fenomeni mafiosi a partire dalla Calabria di cui è originario.
Lamberto Giannini, invece, si occuperà di Roma. Luogo da cui perviene Piantedosi, passato da quella prefettura al ministero. Certo incarico nobile e di responsabilità, politicamente molto esposto. Il suo nuovo incarico può forse dare una mano a sradicare dalla Capitale il record di omicidi che ha maturato negli ultimi mesi.
Ma la vera novità è Pisani. Ha la fiducia di Salvini, della Meloni ma non è inviso al Pd ed ai suoi “esperti” che ne apprezzano l’efficacia. Ha fatto carriera con tutti i governi e conosce bene il mondo della politica, avendo praticato anche la Digos, nella sua carriera. Ma, soprattutto, sa cos’è la criminalità organizzata, la conosce, anche per averci avuto a che fare nelle diverse operazioni che ha condotto, è consapevole della forma mentis dei criminali, si è formato studiando nel dettaglio i loro vizi e i loro vezzi. Potrà, quindi, dare una mano alla Dia, la Direzione investigativa antimafia, in modo da dare una missione più chiara negli obiettivi e riportarla a quel ruolo di protagonista che la stessa Dia ha avuto quando è stata creata e pensata.
Nel suo ruolo Pisani deve agire anche per contrastare l’infiltrazione nella società del livello più alto dei criminali che appartengono, sotto la copertura di massoneria deviata ed ambienti economici “grigi”, a mafia, ’ndrangheta e camorra. Poi, certo, mettere in sicurezza le stazioni ed i pendolari, gestire la prevenzione del crimine in modo anche innovativo. Dovrà ripensare a come prevenire fenomeni nuovi.
L’uomo è spigoloso e di certo non ha timore di seguire le sue idee per raggiungere l’obiettivo. Uno che ha davvero l’istinto del segugio e che quando si mette in testa qualcosa, da buon calabrese, ci mette tutto quello che può per arrivarci. Ecco, conterà molto quello che ha in testa come obiettivo. E quello che ha promesso di raggiungere. Tra le due, dice chi lo conosce bene, conterà più la prima.