Sono diversi i segnali che indicano come la vicenda del rinnovo degli amministratori della Rai si stia complicando ulteriormente. Il cosiddetto “metodo Draghi” sembra non dare i risultati sperati e più passano i giorni più risulta difficile trovare un accordo che accontenti tutti.
Il primo segnale raccolto è quello di un ulteriore lungo rinvio della data di convocazione dell’assemblea della società. Così nella giornata di ieri con un’agenzia di stampa ripresa da AdnKronos la riunione inizialmente prevista per il 14 giugno è stata convocata per il 30 giugno (ultima data utile da statuto) in prima convocazione e il 12 luglio in seconda convocazione. Quindi il governo, diversamente da quanto precedente annunciato, decide di prendersi un altro mese abbondante per cercare di dipanare la matassa.
Il secondo indizio è collegato al risveglio dei 5 Stelle e all’ingresso nella trattativa del partito di Conte, che dopo la sentenza che certifica la condanna di Casaleggio e rilancia il suo ruolo di nuova guida del partito, fa sapere che il Movimento è ancora il primo gruppo parlamentare e ha diritto a fare una proposta. Così irrompe sulla scena l’idea suggestiva di eleggere Milena Gabanelli come nuova presidente della Rai. La proposta non è assolutamente campata in aria, potrebbe fare breccia a sinistra e sicuramente riapre i termini dell’accordo per cui fino ad oggi stavano lavorando i vari partiti e gli uomini di Draghi (in particolare Garofoli). Ed è proprio questo il punto, la proposta di Conte fa saltare lo schema-Draghi, che prevedeva ai partiti i 4 consiglieri, al governo la nomina dei manager.
La proposta Gabanelli avanzata da quello che è ancora il primo partito in parlamento ha un doppio significato: obbliga il centrodestra a formulare una propria proposta e mette l’intero centrosinistra di fronte ad un’idea nuova di Rai. Infatti se i vari pezzi del centrodestra non riescono a trovare una proposta unitaria, visti i precedenti legati al Copasir e alla scelta dei sindaci ancora in alto mare, si presenterebbe diviso e finirebbe con il subire l’iniziativa di Conte.
Ma il secondo significato rimanda – come dicevamo – ai contenuti più rilevanti del servizio pubblico. La Gabanelli non rappresenta un’idea neutrale di Tv pubblica e soprattutto rappresenta qualcosa di molto più autonomo e diverso da quella che piace alla politica. Si sussurra nelle stanze del potere che “il presidente della Rai non conta molto” ma tutti sanno che è una sciocchezza. Soprattutto se “quel” presidente sa perfettamente cosa fare e conosce molto bene i suoi interlocutori interni. La Gabanelli è uscita pochi anni fa dall’azienda senza fare polemiche ma dopo che la sua proposta di riorganizzazione del sito web della Rai non è stata neanche discussa dai vertici. Inoltre la sua principale eredità – la trasmissione Report – continua ad essere in assoluto la meno amata dalla politica di ogni colore e latitudine.
Non a caso – e qui registriamo il terzo segnale di difficoltà raccolto in poche ore – le forze politiche non riescono a trovare l’accordo per i 4 rappresentanti (due per la Camera e due per il Senato). Non è ancora sicuro, ma anche in questo caso si parla di rinvio del voto. E non solo perché, a questo punto, la divisione secondo il Manuale Cencelli dovrebbe tener conto anche dei due rappresentanti nominati dal governo, perché anch’essi di natura politica e non tecnica. Ma anche perché negli stessi partiti è in atto un duro scontro “trasversale”: da una parte quelli che vorrebbero riconfermare tutti gli uscenti per non cambiare niente e dall’altra quelli che invece vogliono esattamente l’opposto.
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