Se per anni il filo conduttore della narrazione si è ridotto a una lotta senza quartiere contro “il sistema”, oggi si può ben affermare il suo contrario. Perché se prima il leitmotiv della vuota propaganda dei 5 Stelle era centrato sul populismo e la caccia all’establishment dei poteri forti, oggi quei centri di potere sono così tanto ambiti che si assiste ad una vero e proprio tiro alla fune all’interno della maggioranza. Una messa in scena senza precedenti tra chi, in maniera pavloviana, si commuove sotto le spoglie del buonismo progressista e al grido di “togliere ai poveri per dare ai poveri” (un’accezione moderna della meglio nota “sindrome di Hood” rivisitata dalla Bellanova). Chi cerca con nonchalance di far passare sotto traccia il perdurare della crisi del ministero dell’Interno, come fosse una meteora o per meglio dirla con il linguaggio di M5s, una scia chimica. E chi invece prova a piazzare i suoi compagni di banco.



Perché si sa, certe amicizie durano così tanto e nel tempo che non solo si può soprassedere su eventuali conflittualità o requisiti, ma addirittura si può far ricorso a nuovi sistemi di ingaggio. Anni e anni di battaglie per la meritocrazia quando invece bastava solo far ricorso agli stessi schemi tanto condannati da chi proprio oggi ne fa ampio uso e abuso. Quindi via gli head hunter per allinearsi alla nuova stagione aperta dal “Mister Frattanto”, quella delle autocertificazioni. Chi l’avrebbe mai detto!?! Bastava così poco!?!



E chi vede in questo parterre de rois di tutto rispetto la brutta copia di un sistema di potere, si sbaglia. Perché qui siamo davanti ad una vera e propria parodia delle realtà, all’interno della quale l’unico requisito richiesto è quello di aver frequentato o aver avuto i propri natali nella cittadina dell’ex vicepremier e oggi ministro degli Esteri, e ai più nota come: Pomigliano d’Arco. Ecco allora spuntare i nomi di Carmine America per Leonardo e il “noto” Pasquale De Falco in Fincantieri.

Insomma per farla breve, il Movimento ha semplicemente approfittato dell’onda lunga della popolarità per abdicare ai suoi principi e uno dei due enfant prodige del comico nostrano, ha utilizzato il momento per creare il suo piccolo sistema di potere. Sarà per questo che l’“Abele” Battista sta cercando di fomentare l’ala insurrezionalista dei 5 Stelle? Non è dato sapere.



Dal canto nostro, non possiamo che fare appello al buon senso di tanti elettori che negli anni hanno dato fiducia al farsesco leader che al grido di “Vaffa-Day” aveva dato una nuova speranza all’Italia. Perché la storia ci insegna che “Non con l’ira ma col riso s’uccide”. Crimi e Conte chiariscano e non minimizzino.

Ad Maiora!