La novità del Primo Maggio è la convocazione urgente a Palazzo Chigi per questa mattina. Si tratta di un atto di attenzione rilevante, ma poco più che un gesto di cortesia. Il premier Draghi informerà Landini, Sbarra e Bombardieri delle decisioni che il governo prenderà da lì a poche ore, nel Consiglio dei ministri chiamato a varare un nuovo decreto aiuti per famiglie e imprese che ha avuto una gestazione tormentata. Per apportare ulteriori modifiche non ci sarà tempo, solo comunicazioni.
Di sicuro si tratterà di un intervento ingente, che forse supererà i 7 miliardi di euro, ancora top secret come saranno distribuiti. Si arriverà così a superare i 20 miliardi di risorse messe a disposizione in soli quattro mesi per contrastare la crescita galoppante dei costi dell’energia, cominciata prima ancora che i cannoni rombassero fra Russia e Ucraina. Il mondo imprenditoriale, e alcune forze politiche (Lega e Fratelli d’Italia in particolare) sostengono che ancora non basti, ma Draghi sin qui si è ostinatamente opposto a un nuovo scostamento di bilancio. I dettagli del nuovo intervento di emergenza a sostegno dell’economia verranno illustrati in una conferenza stampa subito dopo la riunione del governo, poi Draghi potrà dedicarsi all’agenda internazionale.
Martedì il premier volerà a Strasburgo per intervenire davanti al Parlamento europeo. Sta limando il discorso, che non potrà eludere la crisi ucraina e le sue ricadute, in particolare l’esigenza di fare passi avanti verso una difesa europea, e la necessità di riscrivere, alla luce della guerra, le priorità del Next Generation Eu. Il giorno successivo Draghi riceverà a Palazzo Chigi il primo ministro giapponese Fumio Kishida. Non si tratterà che dell’antipasto dei due incontri più attesi, quello con il presidente americano Biden, il 10 maggio alla Casa Bianca, e quello che lo precederà, con il leader ucraino Zelensky a Kiev.
Per la visita nel Paese in guerra non c’è una data precisa, anche per ragioni di sicurezza. Ma l’appuntamento non dovrebbe slittare oltre. Draghi sarebbe il primo leader dei tre Paesi europei maggiori a compiere questo viaggio, a meno che davvero non si concretizzi, un po’ a sorpresa, l’ipotesi del viaggio a tre, con il presidente francese Macron e il cancelliere tedesco Scholz, auspicato ieri anche da Enrico Letta.
Con Biden il colloquio avverrà il giorno dopo l’atteso (e temuto) discorso di Putin in occasione dell’anniversario della vittoria sul nazismo, il 9 maggio. Il momento ideale per fare il punto di una situazione che preoccupa ogni giorno di più i leader occidentali.
Con tutta evidenza salta agli occhi che il grande assente nell’agenda del presidente del Consiglio è il parlamento. Un po’ è anche colpa dei partiti, visto che nessuno ha ancora formalizzato la richiesta che il premier riferisca sulle conseguenze del conflitto ucraino. Di sicuro Draghi sembra non avere alcuna fretta di confrontarsi con i partiti, nonostante la gran quantità di partite aperte.
Ci sono in discussione provvedimenti su cui la maggioranza di governo è spaccata, in particolare la delega fiscale e la riforma del Csm. Per quest’ultima la linea rossa è il 20 maggio. Lega e Italia viva tenteranno al Senato di introdurre modifiche, ma se ciò dovesse avvenire, il testo non sarebbe utilizzabile per il rinnovo del Csm previsto a luglio. E se Draghi decidesse il ricorso alla fiducia contraddirebbe gli impegni presi con i partiti.
Naturalmente ancor più delicato appare il dibattito sull’invio di armi all’Ucraina, vista l’aperta contrarietà di Conte e di Salvini e i mal di pancia che emergono fra le file del Pd. Si tratta di contrasti che non sembrano preoccupare più di tanto il premier, disponibile a trattare, ma non a finire impantanato in un intrico di veti incrociati. Palazzo Chigi intende decidere tanto la marcia, quanto la direzione, specie in un momento tanto delicato. La copertura del Quirinale aiuta. Ma non è detto che i partiti si lascino completamente commissariare. Quantomeno le proveranno tutte per influenzare le scelte di Draghi. Il rischio di incidenti e rotture è sempre dietro l’angolo.
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