Il governo va avanti, ha detto ieri Salvini al termine del vertice a tre con Conte e Di Maio. È un’altra piccola vittoria nella guerra di posizione che oppone il capo del Carroccio – e adesso anche il leader di M5s – al partito del Presidente impersonato da Giuseppe Conte. “Lavoro, lavoro, lavoro”, aveva detto Salvini alla vigilia del voto europeo, e il primo passo per aiutare le imprese a crescere è abbassare le tasse. Pane per il ministro Tria: la legge di bilancio si annuncia la vera partita politica dell’anno.



Conte e Tria sono impegnati sul fronte europeo per rassicurare la Commissione (uscente), trattare e avere garanzie da quella nuova che l’Italia non sarà punita. La nuova Commissione, appunto. Il Ppe a conduzione tedesca non intende fare passi indietro: lo Spitzenkandidat dev’essere Manfred Weber. Ma è proprio di questo che lo stesso Weber ha parlato ieri con Conte, senza rilasciare dichiarazioni. Solo discrezione teutonica? Al Sussidiario risulta che sia stato il presidente del Consiglio italiano a chiedere al leader Ppe di non parlare con i giornalisti. Il fatto è che il colloquio a due non è stato solo “un’occasione per scambiarsi idee sul futuro dell’Europa”, né Conte si è limitato a chiedere “nomine equilibrate”, come recita la nota conclusiva di Palazzo Chigi. Conte ha garantito a Weber l’appoggio dell’Italia contro le resistenze di paesi importanti come Francia e Ungheria.



C’è da augurarsi che anche Salvini lo sappia; viceversa l’appoggio di Roma sarebbe solo quello del suo Colle più alto. Non ci alleeremo mai con i sovranisti, aveva detto Weber il 27 maggio. O ha cambiato idea lo Spitzenkandidat, o l’ha cambiata Salvini, ricredendosi sulla necessità di un patto con il Ppe. Altrimenti, Giuseppe Conte dovrà tornare presto a fare l’avvocato.

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