Il Cdm notturno su Autostrade è stato sospeso per valutare la nuova proposta comunicata da Aspi, che dovrebbe delineare, secondo quanto riportato dall’Ansa, “un percorso di uscita graduale di Atlantia dall’azionariato”. La proposta è in corso di esame da parte di Conte, Gualtieri e del ministro ai Trasporti De Micheli. Conte sarebbe ancora attestato sulla linea dura: o le condizioni già annunciate dal governo o la revoca della concessione. Ma è possibile che intorno al premier qualcuno sia pi possibilista e stia lavorando per una mediazione, come il ministro degli Esteri ed ex capo politico di M5s Luigi Di Maio. Nei giorni scorsi Di Maio si è segnalato per un’intensa interlocuzione a tutto campo. Cerca di ricavarsi uno spazio politico, dice Mauro Suttora, giornalista, collaboratore di varie testate italiane ed estere. Ma è un’impresa ardua, perché la corsa a posizionarsi nel “grande centro” in via di formazione ha molti partecipanti. Per il governo – dice Suttora – “le regionali di settembre saranno il redde rationem. Se ci arriva”.
Meglio evitare un contenzioso con Autostrade.
Certo. Lo stato potrebbe dover pagare ai Benetton dai 5 ai 20 miliardi.
Allora è preferibile non andare al divorzio. Meglio mediare. Meglio Di Maio di Conte.
Di Maio è nato democristiano. Il suo obiettivo è galleggiare. Non è detto che questo serva a trovare una soluzione al problema. Però ha capito che in questo momento, vista la posta in gioco, fare il duro non paga.
Di Maio non ha visto solo Draghi e Gianni Letta; ha incontrato anche Gianni Mion, presidente di Edizione Holding, la “cassaforte” dei Benetton. Con lui ha ragionato sugli effetti di un eventuale ritiro della concessione.
Di Maio sta lavorando per il proprio futuro. Ha capito che i grillini sono in discesa, se non in disarmo. Arriverà la batosta delle regionali di settembre. Di conseguenza ha due problemi. Il primo è quello di far parte dell’ala governista di M5s contro quella movimentista, “pura”, del movimento.
Quella di Alessandro Di Battista.
E oggi anche di Davide Casaleggio.
Il secondo problema?
All’interno dell’ala governista, si ritrova con la concorrenza di Conte. Effettivamente non ha molto spazio. Le interlocuzioni importanti gli servono per crearselo. O almeno provarci.
Da che cosa deve guardarsi?
Dai meme che girano su di lui… In giro ce ne sono di belli, tipo “ho giocato con Federer e mi ha fatto una buona impressione. Può migliorare”. Come si può, dopo aver incontrato Draghi, dire “mi ha fatto una buona impressione”?
Pensa di usare la partita di Autostrade per affossare Conte?
Difficile. Non si amano moltissimo, ma sono due centristi. A mio modo di vedere, Di Maio spera come tutti i 5 Stelle che il Governo vada avanti il più possibile. Sa che nel Pd, quando cadrà Conte, c’è qualche furbacchione che pensa di affidare a lui la premiership per tenere buoni i grillini.
Campa cavallo…
Sarebbe un regalo che va al di là di ogni possibile ingenuità politica.
In molti guardano al centro.
È un’area magmatica ancora in via di definizione. Ci sono Calenda, Bonino, Renzi, Berlusconi, forse Conte se il Pd gli affida la missione di fare una lista a suo nome per raccattare un 10%. A quel punto Conte potrebbe metter dentro tutti i governisti, compreso Di Maio.
Togliamo ai Benetton la gestione, non la concessione. Questa posizione è stata attribuita a Di Maio.
Il problema è che ogni volta che Conte e Di Maio parlano, il titolo va giù del 10%. Autostrade è una società quotata, ci sono grandi soci esteri, non sbaglia chi minaccia di denunciare Conte e Di Maio per aggiotaggio. I Benetton potrebbero anche essere d’accordo sul vendere, scendendo fino al 49% e anche oltre. Ma non possono farlo adesso quando il titolo è ai minimi. Ogni volta che i 5 Stelle, Conte compreso, parlano, allontanano la possibilità che i Benetton vendano.
Il governo potrebbe voler prolungare lo stato di emergenza per rinviare le regionali di settembre?
Non credo, perché sarebbe visto come un colpo di Stato praticamente da chiunque. Succederebbe il finimondo.
De Benedetti ha sdoganato Berlusconi. “Se si tratta di isolare Salvini e Meloni trangugio anche Berlusconi al governo con la sinistra”.
Il blocco sovran-populista Salvini-Meloni è stabilmente al 40%. Berlusconi sa che gli conviene di più far pesare il suo 7-8% in un sistema proporzionale, giocandosela al centro assieme a Renzi, Calenda, Bonino e l’eventuale lista Conte.
Per fare che cosa?
La gamba centrista del Pd.
È possibile decifrare Grillo? Ha ambizioni sul Pd, fa strategie sulla banda larga che portano a Berlusconi e Conte.
Grillo era un comico eccezionale. Se pensiamo che adesso ha in mano la politica italiana… è vero, potrebbe avere in mente un soggetto politico post-Pd. Per questo si sente con Sala e Bonaccini. Ma di reti che cosa sa?
Allora perché si muove così? O forse è meglio chiedersi: chi lo muove?
Grillo rimane un comico; se fa una cosa è perché ci ha preso gusto. Non è difficile che lo muova qualcuno, il primo che gli presenta una strategia in termini semplici e gli fa fiutare una trovata geniale. Va detto che Grillo ha già preso delle cantonate allucinanti. Il suo mega-piano di riassetto per la fibra ottica potrebbe non essere diverso dalla Biowashball, la palla di plastica con grani ceramici che secondo lui, messa in lavatrice, faceva il bucato senza detersivi…
La fibra ottica è una cosa più seria.
Anche la Cassa depositi e prestiti lo è, perché amministra i nostri risparmi postali, mentre i 5 Stelle vogliono usarla per Ilva, Autostrade, Alitalia e tanto altro ancora. La domanda da farsi è come un comico condizioni il 32 per cento del Parlamento, e un bravo avvocato del sottobosco amministrativo di Roma come Conte si ritrovi a tu per tu con la Merkel.
Chi o che cosa deve temere di più il governo? Il caso Autostrade? Bruxelles? O le regionali di settembre?
Tutto. Ogni giorno. Le regionali di settembre saranno il redde rationem. Se ci arriva.
(Federico Ferraù)