Nel caos della politica italiana in cui, quotidianamente, l’ideologia si scontra con l’amara esigenza di pragmatismo e gli accordi di coalizione naufragano in lotte personali (tra interpreti poco simpatici persino a loro stessi), un barlume di novità sembra farsi strada. E non solo per il centrodestra.
Archiviato il ventennio berlusconiano, superato il giacobino celodurismo verde (incarnato più da Matteo Salvini che dal fondatore Umberto Bossi), all’orizzonte sembra intravedersi la stagione della lady di ferro della Garbatella.
Per carità, nessuna Margaret Thatcher o Angela Merkel; la cultura italica e la tradizione capitolina non lo consentirebbero, bensì la già ministra della Gioventù: scelta ineccepibile per il secondo Paese più longevo del mondo.
E, ci mancherebbe, nessun referendum tra gli elettori o simpatizzanti destrorsi; né – tantomeno – un verdetto delle urne, figuriamoci! No, l’investitura è arrivata direttamente da Palazzo Chigi, dal capo del Governo, ovvero dal front–man del campo avverso anch’egli in ansia di legittimazione politica.
L’occasione ghiotta non poteva che essere il dibattito – tutto ideologico – sul prolungamento della fase emergenziale ed il siparietto elettoralistico (con parole grosse pro–media) cercato e confezionato ad hoc per conferirsi – reciprocamente – autorevolezza. Per riconoscersi il ruolo e conferirsi –pubblicamente – quella leadership che nessuno ha deciso (vale per Giorgia Meloni ma anche, e forse soprattutto, per Giuseppe Conte) ma che è ormai nelle cose.
Dati di fatto come la “luna calante” di Matteo Salvini: stritolato tra l’affaire Fontana (decisamente “complicato”) ed il via parlamentare sul caso Open Arms che significa per il capitano un quasi scontato rinvio a giudizio con la possibilità (in caso di condanna anche in primo grado) di estromissione dal Parlamento.
Eppure, quel “(finto) duro” siparietto andato in scena a Montecitorio, potrebbe divenire preludio ad una “rivoluzione” del sistema politico italiano da circa 30 anni vittima di una logica da “guerra fredda interna” con coalizioni contrapposte finalizzate non tanto all’alternanza quanto all’annientamento del “centro”.
Ma come sempre, niente avviene per caso. E tutto si tiene; soprattutto in politica.
Con l’investitura della leader di Fratelli d’Italia a condottiera del centrodestra, il premier ha di fatto connotato il polo conservatore italiano come una vera e propria coalizione di destra. Una mossa che potrebbe avere due conseguenze assai significative (e non troppo lontane): imporre una chiarificazione altrettanto radicale a sinistra (per la leadership rossa si è candidato da tempo l’attuale “barman” di lusso Alessandro Di Battista), liberando – da destra come da sinistra – le energie per un eventuale nuovo “polo di centro” (con parte del Pd e dei 5 Stelle, Italia Viva, moderati vari e Forza Italia) alla cui testa Giuseppe Conte vede solo sé stesso.
A pensar male si fa peccato ma…