Ci sono processi politici che cominciano in sordina e crescono man mano. All’inizio sfuggono ai più, ma se si uniscono i puntini gradualmente emergono, e diventano visibili. Forse qualcosa di simile sta avvenendo fra Italia ed Europa, o forse ci sbagliamo. Stiamo parlando di una sorta di rivalsa del centro contro le estreme, che nella politica nostrana gira essenzialmente intorno a Forza Italia.



Proviamo a cercare gli indizi. Punto di partenza le elezioni europee di giugno, che sembravano aver consegnato la vittoria alle forze più euroscettiche – Marine Le Pen in Francia – e più di centrodestra – Meloni in Italia. Eppure quel successo è stato sterile, è rimasto puramente numerico. Il bis di von der Leyen è partito senza i voti di Meloni (e Salvini), ma con quelli di Tajani: popolari, socialisti e liberali hanno serrato le fila, aprendo ai Verdi, piuttosto che ai Conservatori.



È in questa fase che vanno segnalati i movimenti dei figli di Silvio Berlusconi, che su Forza Italia hanno un’influenza determinante, non fosse altro che per il sostegno economico decisivo per la vita del partito che hanno ereditato dal padre. A fine giugno in un’intervista al Corriere della Sera Marina spiega che sui diritti civili si sente più vicina alla “sinistra di buonsenso” che non al centrodestra. E nel bel mezzo della canicola ferragostana il fratello Pier Silvio, dominus della parte televisiva dell’impero che fu del Cavaliere di Arcore, ci aggiunge un’indicazione di dare più spazio agli esponenti Pd nei talk show di Mediaset nella prossima stagione. Una linea di tendenza i cui prodromi vanno ritrovati nell’approdo all’ombra del Biscione di Bianca Berlinguer un anno fa, pochi mesi dopo la morte del fondatore.



Ma cosa significano le espressioni “diritti civili” e “sinistra di buonsenso”? Sono interrogativi essenziali. Marina Berlusconi è stata esplicita: si tratta di aborto, fine vita, diritti LGBTQ, essenzialmente. In piena estate Forza Italia vi ha aggiunto un capitolo rilevante, l’apertura sullo ius scholae, cioè la concessione della cittadinanza italiana ai ragazzi di origine straniera che abbiano completato almeno un ciclo di studi nelle nostre scuole. Qui suona l’allarme, con l’irrigidimento di Fratelli d’Italia e Lega, pronte a stoppare gli alleati centristi, ricordando che nessuna revisione della legge sulla cittadinanza è prevista nel programma di governo.

È in questo preciso momento, però, che il disegno sembra ad alcuni osservatori diventare più chiaro. Perché per la prima volta esiste fra Pd e Forza Italia una base di dialogo concreta, fondata sui diritti civili, in chiave di libertà, come aveva spiegato proprio Marina Berlusconi nell’intervista di fine giugno. Ed è un terreno in cui a suo agio è l’anima socialista che da sempre è stata fra colonne del partito azzurro, quasi che fosse possibile rimediare alla frantumazione del 1992/1994.

Colpo di sole sotto l’ombrellone? È possibile, ma anche no. Lo si capirà solo con il tempo. Lo scenario di una caduta del governo a breve è improbabile, ma a medio termine tutto può succedere. In fondo da decenni l’Europa è governata dall’asse popolari-socialisti, e le loro propaggini italiane sono appunto Forza Italia e Pd. Perché la riscossa del centro possa concretizzarsi, però, diversi eventi debbono accadere.

Anzitutto il 10% di Forza Italia non basta, ed è per questo che il divorzio da Lega e FdI non può essere immediato. Intorno agli azzurri dovrebbe raggrumarsi quel che resta del centro, Renzi, Calenda, +Europa, tutti compatibili in termini di diritti civili. Ma l’operazione non è affatto facile, perché vede troppi galli nello stesso pollaio (le baruffe chiozzotte fra i leader del Terzo Polo lo hanno dimostrato). Secondo passaggio, il Pd dovrebbe scrollarsi di dosso le zavorre di sinistra, certamente Avs, ma probabilmente anche il Movimento 5 Stelle. Difficile, ma non impossibile. In linea del tutto teorica, infatti, con un 20% di centro e un 20% di Pd un dialogo sarebbe possibile, una riedizione in salsa tricolore dell’asse europeo popolari-socialisti. Con europeismo, atlantismo e – perché no? – opposizione all’autonomia differenziata (per cominciare) come basi programmatiche comuni (e la giustizia come spina).

Le ali, Meloni e Salvini da una parte, Conte e Bonelli/Fratoianni dall’altra sono avvisate. A medio termine, magari nella prossima legislatura, qualcosa al centro potrebbe succedere. E qualcuno ci sta lavorando.

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