L’altro giorno si è laureato uno dei figli di Matteo Renzi, quello che fa anche il calciatore in serie C con il Prato. «Oggi è un giorno di festa», ha scritto il padre su Twitter, «è come un gol in rovesciata dedicato a tutti quelli che ti dicevano: “No, non si possono conciliare cose troppo diverse”». Al di là dell’elogio al neo dottor Renzi, il leader di Italia Viva lancia segnali. «Si possono conciliare cose diverse». La direzione del messaggio in bottiglia è quella della galassia centrista in fibrillazione dopo la scomparsa del fondatore di Forza Italia. Chiuso in qualche modo il confronto tra Marina Berlusconi e Giorgia Meloni, resta il nodo politico sul futuro degli azzurri.
Antonio Tajani è stato proclamato presidente da un partito che ora ha bisogno di un traghettatore in attesa di una nuova figura forte e con gli applausi della presidente del Consiglio, la quale a sua volta ha la necessità che la creatura del Cav resti a rappresentare le istanze dei moderati. Ma la primogenita di Berlusconi, che sta emergendo come custode delle volontà paterne, ha davvero bisogno di un partito guidato da un leader che appare preoccupato di non creare problemi alla premier più che di seguire fedelmente la linea politica che dettava Berlusconi?
La lettera di Marina pubblicata dal Giornale interpretata come un manifesto ipergarantista («Mio padre viene perseguitato dai giudici anche da morto») era rivolta a Tajani prima che alla Meloni. Sulla giustizia non si transige. E sulla riforma Nordio uno che non cede è proprio Renzi, che si è preso pure un quotidiano per combattere la parte della magistratura più politicizzata. Giorni fa il leader di Italia Viva ha partecipato alla presentazione del libro di Pietrangelo Buttafuoco Beato lui. Panegirico dell’arcitaliano Silvio Berlusconi, e non ha perso occasione di attaccare la procura di Firenze. «Ho conosciuto tanti magistrati bravi», ha detto Renzi, «ma chi ha guidato fino a oggi la Procura di Firenze ha sulla coscienza la vicenda della piccola Kata. Parlino di questo anziché andare a inseguire vicende come quella di Berlusconi».
La settimana scorsa avevano preso corpo le voci (poi smentite) di un passaggio di Ettore Rosato da Italia Viva a Forza Italia. Con lui sarebbero sul piede di partenza anche le ex ministre Elena Bonetti e Teresa Bellanova. Sarebbero “teste di ponte” lanciate da Renzi sul versante centrista, ingressi che provocherebbero un terremoto non solo nel partito fondato da Berlusconi ma in tutta la maggioranza. Al momento sembrano ancora premature. Ma la strategia del movimentismo renziano ha un obiettivo preciso: le elezioni europee. Giorgia Meloni sostiene la leadership di Tajani con una prospettiva di legislatura. Marina Berlusconi ha bisogno di tempo per preparare l’eventuale discesa in campo in vista delle elezioni politiche, e quindi conta su almeno tre anni di «interregno» di Tajani. Le due protagoniste del braccio di ferro sull’eredità del Cavaliere concordano dunque sul mantenimento dello status quo. Tempi lunghi. Ma l’ex Rottamatore si muove sui tempi brevi. E la sua abilità di guastatore non è un mistero per nessuno.