Ha usato Maria Elena Boschi per tranquillizzare media, potentati e maggiorenti del Pd. “La legislatura finisce nel 2023”. Ci ha messo del suo: “Siamo in emergenza nazionale. Niente polemiche. Incontrerò Conte dopo che passerà la crisi del coronavirus e parleremo di come rilanciare l’economia”.
Ma Matteo Renzi non ha nessuna intenzione di rinunciare alle proprie trame. A quegli intrighi che sono la vera cifra della sua politica. Di veleno e di pugnale, come nella migliore tradizione fiorentina. Figurarsi quindi se non intende servirsi addirittura di un virus. Letale come ai tempi dello “stai sereno Enrico”, e per di più invisibile.
Sì, perché la diffidenza del Dauno Conte può essere aggirata solo dissimulando. Fingendo di essere in tutt’altre faccende affaccendato.
Veri o no, allora, gli approcci con Salvini? Veri. Veri gli ammiccamenti alla Carfagna? Veri. Vere le promesse sottobanco alle terze file dei dem e di Forza Italia per poter contare su una massa di manovra al Senato che tenga sotto scacco il governo? Vere.
Ma soprattutto, il Matteo veramente cattivo, che non è Salvini, sta preparando il più pirotecnico tra i colpi di teatro. A tutti dice: “ci vuole un uomo, meglio una donna, sopra le parti che porti il paese in sicurezza”. Ma il piano shock di Renzi non prevede tanto nuovi cantieri, quanto il suo ritorno a Palazzo Chigi. “Mattarella me lo deve, deve a me la sua elezione” ha ringhiato ieri con i più proni dei suoi fedelissimi. Le idi di marzo si avvicinano.