Un silenzio inquietante scuote i palazzi della politica italiana, è quello di Matteo Salvini di ritorno dagli Stati Uniti dove si è consumata la sua conversione dal sovranismo filo-Putin a quello simil-Trump. Il ministro dell’Interno ha ricevuto un’investitura sostanziale dalla diplomazia Usa come premier ombra che l’ha lasciato senza parole e con la mente occupata dal pensiero di come capitalizzare il successo della trasvolata atlantica. Ieri al Quirinale si è consumato il tradizionale pranzo tra presidente della Repubblica e ministri che precede il Consiglio europeo, che si riunisce oggi. Sarà il premier Giuseppe Conte a rappresentare l’Italia. Ma alle sue spalle l’ombra che verrà proiettata non è la sua, quanto quella dell’uomo del Viminale.
Salvini ieri al Colle ha taciuto, al pari di Luigi Di Maio. In lontananza si è però sentito l’eco delle sue richieste proclamate a Washington e convalidate dagli esperti americani: taglio delle imposte, flat tax, ostilità verso Bruxelles. Un programma per il secondo anno di governo che soltanto in apparenza riflette gli articoli del contratto con i 5 Stelle, perché le rivendicazioni leghiste sono in netto contrasto sia con le attese grilline (che vogliono il salario minimo, non le riduzioni fiscali), sia con le posizioni dell’Europa (che chiedono impegni precisi nella riduzione del debito), sia con le convinzioni del ministro dell’Economia (Tria è contrario ai minibot), e anche con i ruoli degli altri big delle istituzioni, a partire da Mattarella e da Conte che si sono visti superati a destra dal leghista rampante nelle loro prerogative di rappresentanti del Paese.
Salvini contro tutti, dunque, alla vigilia del Consiglio europeo. A Bruxelles si discute di nomi per la nuova Commissione e il neonato Europarlamento. Conte cercherà di fare valere il suo peso, che al momento è quello di un peso piuma. Il nome del commissario italiano sarà fatto dalla Lega, partito vincitore delle elezioni europee, ma ancora non c’è. E il premier dovrà tenere le posizioni pur avendo alle spalle un governo tutt’altro che compatto, mentre tutti si interrogano sulle reali intenzioni di Salvini, al momento imperscrutabili.
Se lo chiedono soprattutto le cancellerie europee, che vorrebbero sapere chi in realtà si troveranno di fronte questa mattina. Giuseppe Conte è nel pieno dei suoi poteri politici? Ha le deleghe per trattare o deve sempre andare a rapporto dai suoi vice, in particolare da quello che indossa la felpa? Salvini è il catalizzatore dei deboli sovranismi europei (al momento, più in là dell’accordo con Marine Le Pen non si va) o si è trasformato nel grimaldello con cui Donald Trump vuole indebolire l’Unione Europea? Le garanzie leghiste di fedeltà assoluta ai cinque anni di governo gialloverde sono promesse reali? E soprattutto, non è che dietro le rassicurazioni di facciata stia preparando il ritorno alle urne da assaltare in coppia con Giorgia Meloni?
Quello che trapela da Bruxelles è la solita irritazione nei confronti dell’Italia, che oggi si presenterà con una risposta molto debole alle richieste europee: un vago assestamento di bilancio deciso in fretta e furia dal Consiglio dei ministri di ieri sera. Un modo per guadagnare altro tempo nel lungo braccio di ferro con l’Ue. Il nostro governo confida nel fatto che una Commissione ormai priva di rappresentanza non potrà essere troppo severa con l’Italia. Tanto più che il nostro non è l’unico Paese alle prese con qualche problemino di bilancio.