Il fatto che il Presidente della Repubblica sia sceso in campo con un messaggio televisivo proprio all’indomani del messaggio di Conte attraverso Facebook secondo i sostenitori del premier rappresenterebbe un pieno appoggio all’attuale inquilino di palazzo Chigi. Il richiamo di Mattarella all’unità e alla serietà appare motivato soprattutto dall’esigenza di riempire un vuoto e di fornire sicurezza. Se il Capo dello Stato interviene subito dopo il Capo del Governo non è un intervento-fotocopia.
D’altra parte lamentarsi o stupirsi perché il premier Conte di fronte al coronavirus abbia cercato l’occasione per rafforzarsi non ha molto senso. Da secoli risuonano le parole del Machiavelli su come i governanti sfruttino l’insorgere del pericolo esterno per imbavagliare il pericolo interno. C’è però modo e modo.
Vediamo in ordine il disordine del comportamento del Presidente del Consiglio che fa dubitare del pieno appoggio del Quirinale.
Alla notizia dell’esplodere del caso, il Presidente del Consiglio ha reagito in modo euforico e solitario con 16 apparizioni televisive in un solo giorno mentre si doveva dare un’immagine di collegiale unità mettendo in primo piano l’autorità sanitaria scientifica. Si è invece privilegiato il “coup de theatre” ansiogeno e il narcisismo audiovisivo.
Di fronte a una situazione che coinvolgeva nelle decisioni anche i vertici regionali, Conte – preoccupato delle imminenti scadenze elettorali – ha assunto una posizione polemica verso le Regioni del Nord gestendo in modo caotico le riunioni d’emergenza persino sospese per insulti personali.
Lo scontro con il Nord è stato sviluppato da Conte talmente a testa da bassa da far aprire un’inchiesta della Procura di Lodi sull’Ospedale di Codogno mettendo così in dubbio, già in partenza – agli occhi degli italiani e della stampa internazionale -, l’affidabilità delle strutture sanitarie preposte a fronteggiare l’emergenza.
Più in generale Conte – insieme ai leader del M5S come Di Maio – ha messo in moto un’agitazione anti-Milano e anti-Nord, quasi un clima di “rivincita meridionalista” contro i settentrionali, che ha finito per essere battistrada per una campagna negativa dall’estero contro l’Italia.
Nel definire le decisioni da prendere – come la chiusura di scuole e università -, le voci del Governo sono state discordi e a ciò si è aggiunta la discordanza dei pareri tecnici. Anche questo è stato all’origine dell’intervento straordinario del Quirinale.
Ma soprattutto è difficile considerare responsabile il comportamento politico. Nel momento in cui era richiesto un appello unitario – una sospensione delle ostilità di parte – che cosa fa il capodelegazione del Pd e numero due del governo, Dario Franceschini, d’intesa con Conte e Zingaretti? Apre le consultazioni per formare un gruppo di “responsabili” che alla Camera e al Senato consentano al Governo di andare avanti anche senza Renzi grazie a un gruppo di transfughi da Berlusconi. E cioè: in piena emergenza coronavirus si fanno incontri per organizzare un’espulsione nella maggioranza e una scissione nell’opposizione. È naturale che Italia Viva sia entrata in fibrillazione e il centro-destra si sia ricompattato andando all’attacco.
È in questo quadro che va visto l’intervento del Quirinale. Lo schema “Salvini sciacallo-Conte statista” non può essere la base per andare avanti. Il Presidente Mattarella si è pertanto esposto in prima persona incontrando Salvini come leader dell’opposizione non per ascoltare la richiesta di un nuovo Governo, ma per creare le condizioni di una solidarietà nazionale di fronte a un’emergenza che non va sfruttata, ma affrontata. Si è mosso quindi con esplicita fermezza – quasi a plateale smentita di Palazzo Chigi – per ricucire (e imporre) un quadro di dialogo e di collaborazione.
Una crisi di governo sarebbe oggi una pericolosa assurdità, ma che con Conte il futuro sia in buone mani lo è altrettanto. Ora, sembra l’indicazione del Quirinale, la priorità è la fuoriuscita dall’emergenza con il massimo di scienza e di unità. Sicuramente la priorità successiva è quella di avere un Governo con una guida che restituisca all’Italia credibilità e competitività.