“In parlamento assistiamo alla creazione di gruppi improvvisati”. Parola di Matteo Renzi, che non a caso ha dato vita ad un gruppo parlamentare al Senato della repubblica che si chiama Partito Socialista-Italia Viva perché non avrebbe potuto farlo senza l’adesione di una lista che non si fosse presentata alle elezioni politiche del 2018.
Coeso e compatto al punto che il rappresentante del Partito socialista, senatore Nencini, vota per Conte al contrario dei renziani duri e puri. Tutto ciò in virtù di una legge elettorale, scritta e promossa dagli stessi uomini di Renzi quando era capo del Pd, che non a caso si chiama Rosatellum dal nome di uno dei suoi alfieri: Ettore Rosato. Sublime!
Ma non è la sola stranezza nella due giorni più controversa di una delle legislature peggiori della storia repubblicana. Si fanno chiamare Europeisti gli ipotetici stabilizzatori della maggioranza. Mai nome fu più ridicolmente dannoso per la causa europea. Lascerà nell’opinione pubblica l’idea che essere europeisti significhi vendersi al migliore offerente. Un nuovo modo per dire Scilipoti.
E cosa dire della chiarezza di visione del centrodestra, che moltiplica le sigle del proprio cartello elettorale per non perdere pezzi arrivando a ricomprare tre volte in un giorno l’ombroso senatore Vitali di Forza Italia, e che conta su tre sigle di partito – Noi con l’Italia, Udc e Cambiamo – che assommano a sette tra deputati e senatori?
Ancora più ambiguo il gioco del Pd, dove, con l’eccezione di Franceschini, le aree ex renziane sembrano essersi schierate sul versante di quelli che aspettano di veder passare il cadavere di Conte.
Mattarella ha di fronte in ogni colloquio dei tattici senza scrupoli. Ma non ci sono strateghi tra Montecitorio e Palazzo Madama. Nulla di più facile che cerchi altrove chi può cambiare il volto di una partita che altrimenti si concluderà con la sconfitta di sessanta milioni di italiani. Altro che lotta al Covid, altro che Recovery Fund! Matteo Renzi vuole un posto in prima fila: ministero degli Esteri o della Difesa per dare sfogo alle sue ambizioni, conscio di non avere rivali nei giochi di palazzo.
Non sarà certo un avvocato di provincia a poterlo contrastare. Tutt’al più Giuseppe Conte, devoto di padre Pio, potrebbe chiedere all’irascibile santo garganico di strafulminarli tutti, questi “affamatori del popolo”, che nel momento del bisogno di una nazione continuano imperterriti il loro Risiko senza senso.