I dati dell’Istat sul Pil del secondo trimestre hanno fatto emergere il malumore di alcuni industriali per la mancanza di politiche economiche adeguate da parte del Governo, specie nelle zone più produttive del Paese. Basti pensare alle parole di Giuseppe Pasini, Presidente dell’Associazione industriale bresciana, che in un’intervista al Corriere della Sera ha detto: “Abbiamo bisogno di un esecutivo che credi fiducia e porti avanti riforme importanti”. La crescita zero può creare seri problemi alla già claudicante maggioranza Lega-M5s? «Per rispondere è bene capire cosa sta succedendo all’economia italiana, specie nell’industria manifatturiera», ci dice Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie.
Qual è la situazione?
Il mercato interno dell’Ue è in riduzione e si teme in particolare che in Germania ci sia una grande flessione. Cosa che creerebbe problemi all’Italia. Non solo perché riforniamo l’industria tedesca, ma anche perché se l’Italia non compra, anche la Germania non vende, con il rischio di dar vita a un circolo vizioso. C’è quindi un legame importante tra le due potenze manifatturiere europee, specie nel settore automotive. E se il declino della Germania può anche essere temporaneo, c’è un fenomeno preoccupante per tutta l’industria, che è la crisi dell’auto. Paradossalmente questo è il vero problema del nostro Paese.
In che senso?
L’Italia, a differenza della Germania, non ha saturato tutti i suoi settori potenziali. Anzi. Il problema è che non riusciamo a sviluppare un settore alternativo a quello dell’auto, che negli ultimi anni aveva dato un contributo importante alla produzione industriale. Il ritardo nel fare grandi opere come la Tav, la tassazione esistente sugli immobili, con lo spettro perenne di una patrimoniale, le scelte che mettono a rischio la più grande acciaieria europea a Taranto, le difficoltà delle aziende di costruzione, i dubbi sulle perforazioni ed estrazioni di gas e petrolio… Se su questi fronti si facessero passi avanti, l’Italia potrebbe sviluppare dei settori alternativi all’automotive. Queste sono le questioni che il Governo non risolve.
Torniamo quindi alla domanda iniziale: la crescita zero può creare problemi seri al Governo?
Li creerà inevitabilmente, perché dopo la crescita zero non è che all’orizzonte si intraveda qualche barlume di miglioramento. Oltretutto mentre ci si attarda a discutere sulla Russia, nessuno mette a fuoco una vera politica commerciale, non si cercano contatti con gli Stati Uniti per cercare di evitare troppe incertezze sui dazi. Io credo che la crisi di Governo ci sarà perché a un certo punto ci sarà la rivolta delle regioni colpite da questo rallentamento economico, come Lombardia e Veneto, che sono anche quelle che hanno chiesto l’autonomia. Non si può immaginare che i governatori e gli elettori di queste aree non siano in subbuglio. C’è poi un altro elemento da considerare.
Quale?
Se l’economia si deprime, ci sono meno entrate. Questo vuol dire che la pressione fiscale aumenterà. Inoltre, per come la si sta predisponendo, la manovra d’autunno, con una crescita negativa o nulla, diventa impossibile senza togliere di mezzo alcune componenti che si stanno presentando alle parti sociali e agli elettori.
Oggi a Roma Conte incontrerà Ursula von der Leyen e inevitabilmente si finirà anche con il parlare del Commissario europeo che spetta all’Italia. Pensa che questo argomento possa creare ulteriori problemi al Governo, considerando anche che, come lei ha già detto, il Premier non riesce più a essere il mediatore tra Lega e M5s?
C’è in effetti un problema. Se Conte indicasse come Commissario sia un membro del Governo che un esterno che non è di Salvini, il leader della Lega risulterebbe sconfitto. Sono convinto che sia Moavero che Tria sarebbero felici di assicurarsi un futuro a Bruxelles, ma è chiaro che entrambi non sarebbero graditi a Salvini. In particolare, il ministro dell’Economia è già accusato di essere un “tecnocrate” che strizza l’occhio all’Ue. Conterà molto anche cosa vuol fare il presidente della Repubblica. Io credo che il ministro dell’Interno abbia per la testa principalmente due cose.
Quali?
Una è quella di aprire una crisi di Governo senza rischiare che nasca un esecutivo tecnico o del Presidente supportato da Pd e M5s. L’altra è sperare di avere una maggioranza adeguata in caso di elezioni per potersi presentare da solo. In entrambi i casi si tratta di manovre pericolose. Se però la congiuntura economica dovesse deteriorarsi, sarà per lui più difficile mantenere lo status quo e quindi dovrà decidere cosa fare.
(Lorenzo Torrisi)
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