In apparenza sembra una nota di agenzia, di cronaca minore: Rotondi, capo di un microscopico partito democristiano del centrodestra, annuncia che non si sente rappresentato dal tavolo del centrodestra, a cui non è stato invitato, e voterà a Milano per Beppe Sala. Il commento spontaneo è “chissenefrega” e forse questo avranno pensato al tavolo del centrodestra, tanto più che Rotondi già cinque anni fa aveva sostenuto Sala, dopo che Parisi – a questo punto saggiamente – ne aveva rifiutato l’apparentamento.



Il caso potrebbe chiudersi tranquillamente qui, se si trattasse solo di una bega municipale di Milano, e della scelta di Rotondi. Ma il vecchio cronista ha antenne lunghe e fili nascosti che portano a una spiegazione ben diversa, e assai più interessante dell’uscita di Gianfranco Rotondi.

“Rotondi ha solo trovato una scusa per annunciare quello che era deciso da tempo, e cioè la spaccatura del centrodestra e il lancio di una lista a sostegno di Sala nel segno delle ideologie ambientaliste propugnate da quella parte della Curia romana più vicina a papa Francesco’’ ci spiega un ex esponente dei Verdi, oggi divisi in mille rivoli, un’infinita galassia di movimenti a cui proprio Beppe Sala si è di recente avvicinato.



“Sala punta a essere confermato sindaco e poi lanciarsi nell’agone nazionale, sotto il segno dei Verdi’’ dice il nostro informatore, che proprio entusiasta della cosa non è. “Abbiamo sudato sangue per tenere in piedi i Verdi, adesso che il fenomeno dilaga in Europa, e si preannunciano risultati a due cifre, che facciamo, regaliamo il partito a Sala?’’.

Ecco il punto di svolta: i Verdi europei avrebbero incoronato Beppe Sala loro leader italiano, e lui sarebbe pronto all’infilata di ottobre: rielezione a sindaco, successo se non vittoria dei Verdi tedeschi, discesa in campo di Sala nella politica nazionale.



Ed è qui che si inserisce l’uscita di Rotondi: l’ex ministro di Berlusconi, noto baciapile, entusiasta del Papa ambientalista, sarebbe pronto ad agganciare a Sala il suo partitino democristiano di verde travestito. È un anno che l’ultimo Dc organizza convegni con Bonelli, Pecoraro Scanio, come se invece che alla corte di De Mita fosse nato in Legambiente.

E siccome i Dc non fanno niente a caso, al vecchio cronista non sfugge che a benedire Sala c’è anche suo suocero, il mitico Bazoli, padrino a suo tempo di Prodi, e forse il vero progettista della “Balena Verde”, l’Unione di cattolici moderati e progressisti, una specie di nuova Margherita guidata da Sala e benedetta da Francesco Rutelli.

Destinazione finale? Palazzo Chigi, of course. Mentre Salvini si preoccupa della Meloni, non si è accorto che il vero concorrente nella corsa a palazzo Chigi ce l’ha a Milano, a palazzo Marino.

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