“Mi fido di lui”, dice Matteo Salvini dal palco di piazza del Popolo, a Roma, durante la manifestazione di ieri del centrodestra. Tutti composti e perbenino, seduti sulle sedie piazzate alla giusta distanza, controllati dai termoscanner ai varchi di ingresso, igienizzati dal gel: è servita la lezione del mese scorso, di quell’incredibile 2 giugno in cui un’organizzazione improvvisata attirò sull’opposizione accuse di ogni tipo. Seduti e obbedienti, i fan del centrodestra chiedono ai loro capi lumi sul futuro della coalizione. Dal palco però non arrivano grandi novità, se non la frase del leader leghista riferita a Silvio Berlusconi. Il Cavaliere negli ultimi giorni ha giocato a sparigliare le carte, prima firmando un patto di ferro con Meloni e Salvini sulle candidature regionali e poi offrendo una sponda al governo Conte nel caso di ulteriori scosse nella maggioranza.



Ieri a piazza del Popolo il leader di Forza Italia – assente – è stato riportato in auge, riabilitato dopo le rivelazioni sulle sentenze “orientate” della magistratura e proiettato (secondo Antonio Tajani) verso un seggio da senatore a vita. Ma la posizione di Berlusconi oggi non è molto chiara agli elettori del centrodestra, abituati dallo stesso Cavaliere a non sottilizzare troppo: lui è sempre stato l’incarnazione del bipolarismo, o di qua o di là, o con me o contro di me, o con la sinistra o con la libertà. Ora invece appare ondivago, in particolare sul Mes, l’argomento più controverso nella maggioranza.



Le aperture di Berlusconi fanno comodo a Conte, alla ricerca di nuovi puntelli per il governo se il M5s dovesse perdere altri pezzi, e anche al Pd, che ormai è il partito che incarna gli interessi dell’Europa in Italia. L’ex premier si dice pronto anche a sostenere un nuovo governo se ci fosse un cambio di maggioranza. Sembra che la strada sia spianata. Ma non è così. Il vecchio leader usa la tattica che ha sempre adoperato anche con i propri alleati quando era il padrone del centrodestra: gettare il sasso e vedere l’effetto che fa. Berlusconi sa che dal Pd non ci sono più pregiudiziali verso di lui, ma sa bene che lo stesso non vale per i 5 Stelle. I grillini non sono pronti a imbarcarsi sulla stessa nave che ospita il Cavaliere. E poi il M5s ormai è un movimento diviso, senza più un leader preciso: nemmeno Beppe Grillo sembra in grado di imporre una linea univoca ai suoi parlamentari. Per Berlusconi non ci sono garanzie che una porta aperta oggi rimanga tale anche domani.



Per il presidente del Consiglio, il leader forzista è comunque un interlocutore importante. I due si telefonano, si sentono, si confrontano. La possibilità che Forza Italia voti il Mes a settembre non è irrealizzabile: anche quando erano al governo, gli azzurri hanno sempre auspicato una sorta di unità nazionale in Parlamento davanti alle grandi questioni. Ma la sinistra non ha mai offerto questa chance al Berlusconi premier, e non è detto che il bel gesto del Cavaliere sia così scontato. E la conferma viene dalle parole di Salvini, il quale dice di fidarsi di Silvio.

L’obiettivo sembra dunque non quello di offrire una stampella a Conte, ma di contribuire a sgretolare ancora di più la sua maggioranza. Nel centrodestra si sono invertiti i ruoli rispetto a 15 anni fa, quando Forza Italia garantiva la stabilità e Umberto Bossi si sentiva libero di fare qualche scorribanda nel campo avverso. Ora Salvini tiene il timone mentre il vecchio Berlusconi fa l’incursore. In attesa che si capisca se la maggioranza attuale è ancora in grado di reggere o se il primo autunno post Covid la farà cadere.