Se ne parla troppo! E, soprattutto, della rimodulazione dell’Iva (ovvero del suo aumento selettivo) se ne parla nonostante tutto: nonostante le minacce di affossamento della manovra piovute da frange determinate della maggioranza, e se ne parla nonostante le nette e ripetute rassicurazioni pronunciate dal premier Giuseppe Conte. Insomma, nonostante tutto, il tema rimane, testardamente, sul tappeto, tanto da indurre alcuni sospetti.



Se infatti l’aumento dell’Iva, seppur nella versione soft ipotizzata dal Mef sotto la regia di Gualtieri, non sarà certamente inserito nella legge di bilancio 2020 per ovvi motivi – tenuta della maggioranza e tutela della credibilità del presidente del Consiglio -, non è detto che una revisione delle aliquote non possa avvenire già nel corso dell’anno prossimo.



Sebbene le partite aperte sul versante fiscale siano numerose e assai succulente – dalla revisione dei ticket sanitari per le prestazioni specialistiche alla riforma del catasto con la rivalutazione delle rendite catastali, alla rimodulazione degli scaglioni Irpef -, l’adeguamento Iva con uno scaglionamento più serrato delle aliquote e la correzione di incomprensibili distorsioni (prodotti per neonati al 4% e pannolini al 22%) appare il più imminente. Non subito però, ci mancherebbe! E non nella legge finanziaria, per carità.

Ciononostante il 2020 appare un anno assai propizio per certe operazioni. L’anno del “taglietto” del cuneo fiscale che, al pari degli 80 euro di Renzi, non riuscirà a rilanciare i consumi interni, sarà innanzitutto l’anno dei nuovi dazi Usa.



Eccoci al punto: i dazi Usa. Ovvero, la scusa servita dal presidente Trump sul piatto d’argento al governo Conte per innescare la stagione dei rincari Iva e non solo.

Roba da manuale: Trump affonda l’export, settore trainante dell’economia italiana, la crescita scende sotto i livelli di guardia e il governo sarà automaticamente autorizzato a far scattare le clausole di salvaguardia (con l’unica avvertenza di far aumentare poco tutto). E la colpa sarà di Trump.

Resta comunque il dato politico: Iva o non Iva, anche la prossima finanziaria si annuncia come una legge incolore, di puro galleggiamento, di sopravvivenza. L’opposto del “governo di svolta”.