Passata la settimana con la quale si è presa la decisione di estendere l’utilizzo del green pass, per il Governo inizia un periodo non semplice, complicato anche dall’imminente voto delle amministrative. Nei prossimi giorni potrebbe riunirsi per la prima volta la cabina di regia per l’attuazione del Pnrr: come ricorda l’Osservatorio sui conti pubblici italiani, entro la fine dell’anno andrebbero varate 42 riforme per poter presentare il primo rendiconto e ricevere nel 2022 un’altra tranche di risorse del Recovery fund. Inoltre, c’è l’intenzione di varare la legge delega sul fisco, con l’incognita di una riforma del catasto su cui il centrodestra ha alzato già gli scudi. Un altro tema politicamente sensibile è quello della legge sulla concorrenza, che già doveva essere varata prima della pausa estiva, senza dimenticare che a breve andrà approvata anche la Nota di aggiornamento al Def, documento essenziale in vista della Legge di bilancio di fine anno. Come spiega l’ex direttore del Sole 24 Ore, Guido Gentili, “siamo arrivati ormai a una strettoia che si intravvedeva da tempo. E a complicare il quadro non ci sono solo le elezioni amministrative, che avranno comunque il pregio di consentire di pesare meglio i rapporti politici all’interno della maggioranza e capire anche dove si andrà a collocare l’opposizione”.
Cos’altro rende più difficile la situazione per il Governo?
Indubbiamente affrontare temi divisivi e politicamente delicati prima del voto è rischioso, ma in questo caso abbiamo anche un problema determinato dalle risorse che si possono mettere in campo sia per la Nadef, e quindi per la Legge di bilancio, che per gli interventi sul fisco che possono alleggerire il fardello impositivo per gli italiani. Ci sono infatti da stanziare fondi per un annunciato intervento resosi necessario per affrontare il caro bollette e decidere il da farsi in tema previdenziale vista la scadenza di Quota 100 a fine anno. Le ipotesi in campo non mancano, ma alcune sono molto costose e credo non possa bastare l’allargamento dell’Ape sociale di cui si sta parlando in queste ore, dato che attualmente l’importo mensile dell’anticipo pensionistico non può essere superiore ai 1.500 euro, un tetto che potrebbe non piacere a tutti i lavoratori. Dunque la coperta si prospetta come piuttosto corta, nonostante una crescita del Pil superiore alle attese di qualche mese fa.
Potrebbe esserci la tentazione di rinviare riforma del catasto e legge sulla concorrenza a dopo le amministrative?
Darei per scontato che la riforma del catasto, di cui si parla da anni, non verrà messa in campo prima delle amministrative, ma probabilmente ciò non avverrà nemmeno immediatamente dopo. Il tema è infatti davvero molto divisivo, è un terreno minato e servirà molta ponderazione prima di avventurarcisi. Per quanto riguarda la legge sulla concorrenza, è significativa in quanto rappresenta l’idea di liberalizzare i servizi versus le resistenze lobbistiche e quindi anche politiche. Proprio per questo esiste una maggioranza trasversale, che va quindi oltre gli schiarimenti partitici, favorevole a non cambiare nulla. Escludo quindi che anche questo provvedimento possa essere varato prima del 3 ottobre.
Come ha ricordato l’Osservatorio sui conti pubblici italiani, in ottica Recovery entro fine anno andrebbero varate 42 riforme. È possibile considerando che ci sarà anche da mettere a punto, con non facili mediazioni, la Legge di bilancio?
Già nel cronoprogramma allegato al Pnrr era chiaro quello che andava fatto entro la fine dell’anno. È chiaro che 42 riforme sono tantissime ed è impossibile si possa chiudere una partita del genere entro il 31 dicembre. Inevitabilmente si andrà a scavallare l’anno. I provvedimenti più importanti andranno in ogni caso in porto, come la riforma della giustizia. Diventa quindi interessante capire quali altre riforme si riusciranno a fare in questi 100 giorni.
Da qui a fine anno, nella maggioranza le divisioni maggiori saranno su pensioni e Reddito di cittadinanza?
Le divisioni ci sono anche sul fisco, che è un tema centrale. Tuttavia, in questo caso si può approvare un primo passaggio di una più vasta riforma con il quale mettere in campo le risorse disponibili in questo momento, senza la pretesa di dare indicazioni precise sui cambiamenti che si vogliono apportare alle imposte. Pensioni e Reddito di cittadinanza sono stati ereditati invece dal Governo Conte-1, sono i provvedimenti bandiera di Lega e M5s che ora si ritrovano all’interno della maggioranza in un contesto completamente cambiato rispetto al 2018. E tornare indietro su questi terreni per entrambi i partiti non è un’operazione facilissima. Quindi è molto più difficile trovare mediazioni.
Sullo sfondo si sta per aprire la partita sul futuro delle regole del Patto di stabilità e crescita. Che ruolo può giocare l’Italia?
In questa partita l’incognita tedesca non è irrilevante. Certo, il voto è vicino, ma non è che il giorno dopo sapremo subito quale Governo guiderà il principale Paese europeo. Non aspettiamoci poi grandi stravolgimenti in caso di vittoria della Spd, dato che Scholz ha detto che il Patto di stabilità contiene già dei margini di flessibilità che hanno funzionato. Inoltre, 8 Paesi rigoristi hanno già preso posizione. Il fatto che al timone del Governo ci sia Draghi, la cui autorevolezza a livello europeo è riconosciuta da tutti per come ha guidato la Bce e per aver successivamente, allo scoppio della pandemia, sostenuto la necessità di intervenire rapidamente a sostegno dell’economia, favorisce l’Italia. La strada di un cambiamento delle regole va però costruita e forse sarebbe utile in tal senso che l’Italia si presentasse con una propria posizione negoziale precisa, la quale avrebbe un peso importante proprio perché messa a punto da Draghi. Ancora, però, una proposta italiana definita non c’è.
Visto che questa sarà una partita che si giocherà principalmente nel 2022 sarà importante capire se Draghi sarà ancora a palazzo Chigi piuttosto che al Quirinale…
Di fatto la partita del Quirinale è iniziata, anche Prodi ne ha parlato. Nonostante affermi il contrario di fatto è in campo, come pure per certi versi Berlusconi, già indicato dal centrodestra. Certamente sarà importante il risultato delle amministrative, perché servirà a misurare il peso dei consensi delle varie forze politiche in vista del voto per il capo dello Stato e anche la loro convenienza a spingere per le elezioni anticipate, e quindi a proporre Draghi come successore di Mattarella. E poi ovviamente bisognerà capire cosa vogliano fare sia Draghi che Mattarella, con quest’ultimo che dovrebbe eventualmente dare la propria disponibilità a una riconferma se il premier rimanesse al suo posto.
Oltre a quello delle amministrative sarà importante anche il risultato delle suppletive di Siena, dove in campo c’è Letta, che continua nella sua strategia improntata agli attacchi a Salvini e alla Lega?
Letta per il momento ha giocato tutta la partita della sua leadership sugli attacchi a Salvini, con la volontà di metterlo all’angolo e isolarlo. C’è chi dice che voglia fare lo stesso con Renzi. Si tratta di una partita difficile, perché se dovesse perdere a Siena le conseguenze sarebbero catastrofiche. Ma quel voto è importante anche per la Lega, sia per lo scontro con lo stesso Letta, sia per capire a che livelli è il consenso del partito in un territorio, la Toscana, nel quale era riuscito a crescere molto negli ultimi anni. In questi giorni, in particolare dopo l’estensione del green pass, si parla di un Salvini in calo di consensi e di una Lega in crisi, quindi, insieme al risultato delle amministrative, anche quello di Siena è un test importante per il Carroccio.
(Lorenzo Torrisi)
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