Per la prima volta il vertice del centrodestra si è allargato ai partiti minori, quelli che Berlusconi rincorreva e qualche volta inventava, e che invece Salvini sdegnosamente tiene ai margini, ritenendoli fonte di instabilità. Ecco dunque apparire nella sede del gruppo parlamentare della Lega un po’ di centristi, anime in pena, in cerca – più che del centro di gravità permanente – di un posto nel prossimo Parlamento ridotto di un terzo.
Ecco Giovanni Toti, il più potente dei lillipuziani, Governatore della Liguria, titolare di uno zero virgola ritenuto utile da Salvini per ridimensionare Forza Italia; Toti proclama soddisfazione “Abbiamo fatto passi avanti, lavoriamo tutti insieme”, ma in realtà è imbronciato col capitano perché si ritiene sacrificato al ritorno d’amore di Salvini col Cavaliere.
Appare anche Quagliariello, senatore totiano ma presente al vertice in quanto segretario di un movimento chiamato “Idea” e coincidente con la sua persona. Infine siede a tavola Lorenzo Cesa, Segretario dell’Udc orfana di Casini e Follini e rientrata nei ranghi del centrodestra.
“Bene, benissimo”, cantano i nanetti ammessi al tavolo dei grandi, ma in realtà non hanno molto da festeggiare. Sono stati messi in riga da Salvini e Meloni senza nessun riguardo per i loro monumentali curricula di prima e seconda repubblica: “Se volete stare in squadra bene, ma alle nostre condizioni: ordine e disciplina, mai più libera uscita come ieri nel voto al Senato sul Mes“.
I tre alleati minori si sono scambiati uno sguardo d’intesa e un sorriso complice: sapevano bene di essere stati invitati in ossequio a una tattica. Come Salvini aveva appreso del voto favorevole al Mes di totiani e centristi, ecco che aveva messo la pezza della convocazione del vertice: una caramella per sedare la rivolta, evitando di perdere colpi nell’arena del Senato dove il capitano sognava la spallata. È finita coi totiani usciti dall’aula del Senato, e i senatori dell’Udc che hanno ricevuto dalla maggioranza il voto favorevole alla loro mozione.
Al vertice Salvini e Meloni hanno fatto la voce grossa, pare che Cesa abbia elargito una breve replica, insomma nessuno spavento. Sarà che contemporaneamente il suo compagno di merende Gianfranco Rotondi si pavoneggiava in Senato con vescovi e vecchie glorie ambientaliste, e annunciava una nuova formazione bianco-verde. Sarebbero già pronti i gruppi parlamentari in entrambe le Camere. Vatti a fidare dei democristiani.