Ricordo un film con Totò del 1962 con la regia di Sergio Corbucci. La pellicola raccontava la storia, realmente accaduta, dello smemorato di Collegno, così ribattezzato dalle cronache dell’epoca a causa della sua totale amnesia.

Lo sfortunato, se così lo si può chiamare, era conteso da due donne: la moglie di Giulio Canella, professore, e quella di Mario Bruneri, ricercato per reati di poco conto e alla fine della storia finito, per un breve periodo, in carcere. Il noto caratterista partenopeo, attraverso la sua abilissima interpretazione e nonostante la vicenda non fosse proprio delle più felici, riuscì comunque a ribaltare la narrazione e mostrare, allo spettatore, il lato nobile della recitazione. Quello che permette al pubblico di assolvere i protagonisti della realtà e trasformarli in personaggi.



Le analogie con la nostra attualità sono molteplici. In primis: Conte, che ha più volte disconosciuto e rinnegato le sue origini presidenziali, con anche atti alla mano e smentite varie (vedasi la discussione sui decreti sicurezza), oggi è in evidente stato di difficoltà. Oltre all’amnesia che deve averlo colto quando ha siglato l’alleanza con i “compagni di banco”, è affetto anche da ciò che viene definito l’effetto Dunning-Kruger, una distorsione cognitiva a causa della quale individui inesperti tendono a sopravvalutarsi, rifiutando di accettare la propria incompetenza e viceversa. Così lui come tutto il suo esecutivo che deve essersi unito al grido di “Smemorati di tutto il mondo, uniamoci!”. Primeggia tra i tanti la plurilaureata Azzolina, ma solo perché in ordine di tempo è quella che l’ha fatta più grossa; in realtà l’elenco sarebbe parecchio lungo.



Ad ogni modo, il premier oggi è “conteso” tra Pd e 5Stelle che aspettano solo la giusta causa per bollinargli la sfiducia.

Sul tavolo Mes, scuola, immigrazione, Alitalia, Ex Ilva, Autostrade, “taglio e cuci” dell’Iva, insomma di tutto di più. Unica nota mancante è la crisi economica che incombe e una disoccupazione che toccherà livelli mai visti in Italia. Ma nessun problema. Il Decreto semplificazione è slittato intanto a metà luglio, il Recovery plan a settembre e le alleanze tra Pd e 5s in vista delle regionali non stanno decollando. I tatticismi di palazzo Chigi stanno facendo innervosire anche l’imperturbabile Franceschini, che durante l’ultima riunione con i capodelegazione ha rimproverato a Conte questioni di metodo e problemi di comunicazioni. Prove tecniche di successione. Intanto luglio si avvicina e la fievole fiammella dello spauracchio delle elezioni, o del Governo tecnico a guida Pd con il supporto del sempreverde Silvio, sta divampando… anche perché al Senato bastano solo 7 contrari (per ora) per far saltare il governo.



Se qualcuno ha visto il film di cui sopra, ricorderà la fine. In caso contrario, consiglio vivamente la visione.