L’iceberg non emerge mai all’orizzonte tutto intero: la grande massa è sotto il livello dell’emersione. È lì, tra il fondo del mare e la vita aerea, che si svolge il delicato e sempre incerto rapporto, che non è mai in equilibrio, della grande massa che mentre si scioglie via via per la temperatura dell’aria e dell’acqua, di nuovo si raffredda e si raggruma secondo il variare continuo delle temperature.
Questo si chiama rottura crescente dell’equilibrio omeostatico oppure consumo dell’energia attraverso l’avvento dell’entropia. L’entropia conduce a una dispersione tale di energia che – come ci insegna la termodinamica – conduce alla morte per disgregazione degli organismi viventi, naturali o artificiali ch’essi siano. Anche di quegli organismi tra l’artificiale e il naturale che sono gli organismi tipici degli insediamenti umani stabili sui territori del pianeta. l’Europa pare avviarsi a una condizione sempre più forte di entropia, ossia di dispersione di energia e di disgregazione.
Sicuramente una delle cause è l’eccesso di complessità del sistema che impedisce all’Europa Unita – non certo all’Europa storicamente formatasi nei secoli – di rispondere alle variazioni dell’ambiente, economico, sociale, climatico. Figuriamoci che cosa può provocare l’avvento di una pandemia. Doppio shock sulla domanda e sull’offerta delle merci in economia, interruzione della riproduzione biologica della vita dei sistemi umani, crollo della possibilità di trasmissione delle decisioni e delle relazioni non tecnologico–automatizzate.
L’Ue, infatti, è un sistema ad alta entropia perché è un sistema autopoietico, ossia ad alta intensità strutturale automatizzata e quindi non soggettiva, non umano–relazionale, e quindi tecnicamente sovra-affollata da automatismi ad alta entropia. L’assenza dello stato di diritto conduce ai regolamenti non omeostatici e quindi alla rigidità che conduce alla lentezza delle decisioni in ambienti ad alta densità entropica, come dimostra la presenza di regolatori automatici.
La crisi in corso è esemplare. Tutti i sistemi politici europei sono in crisi. La Germania si sta scomponendo al suo interno in riferimento alle decisioni da assumere in merito alla pandemia da coronavirus. I giornali tedeschi riflettono le divisioni che attraversano il sistema. In primo luogo, tra intellettuali e popolo: Die Welt pubblica l’appello degli intellettuali sul tema della solidarietà economica antipandemica, ma la circolarità dei mondi vitali tra intellettuali e popolo è interrotta e i proclami umanistici son foglie secche che se le porta via il vento o sono macerati dagli scarponi dei lettori della Frankfurter Allgemeine Zeitung, che riflette la pancia della Germania legata alla Cdu e alla Csu, allo storico nazionalismo luterano. Mentre gli interessi industriali e bancari sono dinanzi a una soglia critica che attraversa i loro funzionari intellettuali: decidere di violare le regole del Fiscal compact e intraprendere un’azione monetaria e fiscale diretta a unire e a non più dividere i sistemi economici europei? Questo è l’interrogativo che attraversa oggi le élites tedesche della cuspide industriale finanziaria. Il dilacerante conflitto tra principio di maggioranza e verità si esprime in questi tempi al suo massimo grado. La democrazia come procedura è estranea tanto alla verità quanto alla giustizia: è solo una procedura per disperdere le tensioni e per abbassare l’intensità della violenza possibile.
Le nazioni anseatiche, dal canto loro, sono su tutt’altre posizioni, perché di fatto sono protese sul dominio dei mari e del commercio mondiale, oltreché libere di agire con la moneta, grazie alla non adozione dell’euro (alcune di loro) e sulle isole di fiscalità che hanno creato per attirare capitali in spregio a ogni regola europea di reciprocità.
Il cuore storico dell’Europa che collega l’Europa stessa con il continente sudamericano, ossia la Spagna, è anch’essa avviata verso la disgregazione politica e sociale. Tutte le autonomie sono schierate contro il governo centrale, che a sua volta è lacerato tra il massimalismo di Podemos, l’anomia socialista e il radicalismo della destra di Vox che minaccia sia il Partito popolare, sia Ciudadanos. Solo la monarchia rimane come punto archetipale di riferimento per le popolazioni delle varie nazioni che concorrono alla formazione dello Stato spagnolo. Ma i leader storici dell’indipendentismo catalano rimangono ancora in carcere in un’Europa che non ha una Costituzione ma solo una Corte di Giustizia, che in questo caso non ha ritenuto opportuno intervenire per la difesa dei diritti di leader politici eletti liberamente dal popolo. Perché? Ma per intimidire ogni tentativo di ribellione al ferreo dominio delle regole europee, prima che spagnole.
Mentre la Germania si divide sempre più profondamente (basta leggere la Süddeutsche Zeitung per rendersene conto e capire quando anche territorialmente tra Baviera e Nord la nazione più potente dell’Europa sia divisa), la Francia, per riprendere il titolo di un libro indimenticabile di Nicolas Baverez (La France qui tombe), crolla e decade giorno dopo giorno.
Triste fine di una nazione con aspirazioni imperiali spiccatissime e strangolata dalle regole deflazionistiche europee che sottraggono a essa quello slancio economico invece sempre più necessario per governare i territori d’oltremare e l’Africa francofona, che si avvia con sempre più disordinata forza a una decolonializzazione dal neocapitalismo estrattivo franco-europeo.
l’Italia sta appesa alla sua distruzione dei partiti storici di massa avvenuta prima con il colpo di Stato del decennio Novanta con le privatizzazioni in guisa Prodi, Eltsin e Menem, che hanno semidistrutto la sua potenza economica, e poi con quello del 2011 su cui Giulio Tremonti ha scritto abbastanza perché non esistano più dubbi a riguardo (basta leggere l’appendice di un testo importante dello stesso Tremonti come Uscita di sicurezza).
Oggi la discussione è sulle misure da intraprendersi superando le regole europee. Ma è un gioco di specchi. Un prendere tempo suicida. Si potrebbe superare il meccanismo entropico automatico applicando l’articolo 122 del Trattato di Funzionamento dell’Unione Europea firmato dopo Lisbona nel 2012. Basterebbe ricordare ciò che Alessandro Mangia ha ricordato in sede scientifica più volte. Insomma, sarebbe possibile salvarci tutti imitando la Federal Reserve e il comportamento degli Usa quando si ha ancora la sovranità monetaria continentale in uno Stato federale e non – come in Europa – con una Banca centrale che di centrale ha solo il nome.
Come finiremo, dunque? Ma come aveva inteso nella luce della poesia vicina agli dei, T.S. Eliot in “Morte per Acqua” (nella The Waste Land). Leggete:
Phlebas il Fenicio, da quindici giorni morto,
Dimenticò il grido dei gabbiani, e il fondo gorgo del mare,
E il profitto e la perdita.
Una corrente sottomarina
Gli spolpò le ossa (…)