Se si scavasse a fondo in quello che è il quadro dello scontro Ucraina-Russia, se ne vedrebbero delle belle. Svelato il ruolo di forzatura psicologica che gli Stati Uniti stanno svolgendo, Marco Bertolini, già comandante del Comando operativo di vertice interforze (Coi) e della Brigata Folgore, approfondisce un altro aspetto che viene passato quasi sotto silenzio.
Bertolini fa riferimento a una inchiesta realizzata alcuni anni fa dal giornalista Gian Micalessin, allora trasmessa sul Tg5 e che portò anche a una interrogazione parlamentare, con la quale si documentava il ruolo dell’Unione europea e degli Stati Uniti nel rovesciamento, avvenuto nel 2014, del presidente filo-russo Viktor Yanukovich, incolpando Mosca delle violenze e dei morti di quei giorni nella strage di Piazza Maidan a Kiev, in cui morirono oltre cento civili uccisi da “misteriosi” cecchini che si rivelarono appartenenti a coloro che stavano fomentando la rivolta. Oggi, dice ancora Bertolini, “la Russia non ha alcun interesse a fare una guerra, assistiamo invece a un ritorno degli Stati Uniti a quel ruolo di super potenza che si infila ovunque, come ai tempi di Barack Obama e di Hillary Clinton”. Il timore principale è che Russia ed Europa convergano in una alleanza che si estenderebbe dal Portogallo all’Oceano Pacifico, cosa che Regno Unito e Stati Uniti non accetterebbero mai.
I russi dicono che si stanno ritirando, gli americani negano. Dipendiamo unicamente da loro per sapere cosa sta succedendo, ma possiamo fidarci? Chi fra i due paesi sta facendo il “furbetto”?
Secondo me, gli americani. I russi hanno certamente interesse a evitare che l’Ucraina entri nella Nato, però non hanno interesse a imbarcarsi in un confronto armato con gli Usa e con la Nato, dal quale avrebbero dei problemi non indifferenti.
Quindi?
Si gioca in questo equilibrio tra interessi contrapposti. Gli Usa hanno ripreso la marcia che era in atto ai tempi di Obama e della Clinton, e cioè Primavere arabe, Siria e Ucraina stessa. Una cosa prevedibile.
In che senso prevedibile?
Perché è in linea con quello che avevano già fatto, basti ricordare la strage di Piazza Maidan a Kiev, nel febbraio 2014. In un ottimo servizio Gian Micalessin ha trovato le prove che alcuni degli stessi cecchini di Maidan hanno ammesso come dietro la strage di dimostranti e poliziotti non ci fossero gli uomini del presidente filo-russo Viktor Yanukovich, ma piuttosto i capi dell’opposizione appoggiata dall’Unione europea.
Questo getta un quadro oscuro su tutta la situazione. Ma secondo lei i russi hanno mai veramente avuto l’intenzione di attaccare?
Non era nell’interesse della Russia fare una guerra, ha solo da perdere. Certo, se la Nato entra in Ucraina, i russi si troveranno i missili a 500 chilometri da casa, ma quello che militarmente ha fatto la Russia rientra nelle sue possibilità. Ha schierato le sue forze armate sul suo territorio. Questo viene interpretato come una provocazione, perché si tratta di una frontiera sensibile.
Però la Duma ha chiesto a Putin di riconoscere le repubbliche indipendentiste del Donbass. In questo modo gli ucraini russofoni si sentono spalleggiati?
Certo, ma è quello che è successo anche in Crimea. Ricordiamo che intanto sono due repubbliche sì russofone, ma chiedono l’indipendenza, non di entrare nella Russia. La Russia sta facendo lo stesso gioco condotto in Crimea, dove ci fu un plebiscito di cui non sappiamo quanto sia stato legittimo, ma è stato votato a stragrande maggioranza. Dobbiamo ringraziare che l’Ucraina non è nella Nato, altrimenti saremmo già obbligati a intervenire.
Dunque questo ritiro sta avvenendo o no?
Questo onestamente non possiamo saperlo, gli americani ci dicono di no. Credo che sia nell’interesse di Putin arrivare a una de-escalation. Il ministro della Difesa russo è stato in Siria pochi giorni fa, la Russia sta cercando di controllare tutta l’area di influenza che rivendica, ma questo quadro non sta bene agli Usa. Nel momento in cui si dovesse arrivare a uno scontro, i russi si ritroverebbero contro tutta l’opinione pubblica mondiale. Sappiamo che i media sono controllati dall’Occidente.
Questo atteggiamento di Biden è un modo per far dimenticare la sconfitta in Afghanistan?
Sicuramente c’è un aspetto psicologico, una sorta di fallo di reazione.
Cioè?
Gli Usa spingono verso uno scontro per dimostrare che sono sempre loro i controllori. Se uno scontro ci deve essere, meglio che avvenga adesso che fra qualche anno, quando Mosca avrà ricostruito interamente il suo apparato militare. L’altro motivo può essere legato alle questioni energetiche, ma c’è anche una motivazione esistenziale, che ci sarebbe anche se non si fosse verificata la sconfitta in Afghanistan.
Sarebbe?
La Russia è un paese europeo, che però occupa geograficamente tutto il nord del continente asiatico. Se la Russia rafforza i legami con l’Europa grazie ai gasdotti, all’economia e alla cultura che ci lega ad essa, l’Europa si estenderebbe dal Portogallo fino alla costa del Pacifico. Una continuità territoriale enorme con risorse sia culturali che energetiche anch’esse assai considerevoli. Per le potenze insulari e navali come i paesi anglosassoni sarebbe una sconfitta inaccettabile.
Il ministro della Difesa, Guerini, ha dichiarato che si rimette agli ordini della Nato e che è pronto a mandare soldati italiani in Ungheria o in Bulgaria. Ne ricaveremmo una qualche utilità?
Niente di nuovo, l’Italia sta già partecipando. Gli aerei militari Nato che volano nello spazio aereo dell’Ucraina partono dalla nostra base di Sigonella. L’Italia è già impegnata e promettere 300 soldati da mandare in qualche paese dell’Europa dell’Est non è una novità così sconvolgente.
Intanto il ministro Di Maio incontra a Mosca il collega russo Lavrov. Cosa può proporre l’Italia?
Lavrov è un grande diplomatico, è anche un uomo di grande statura fisica, e il confronto fra i due fa un po’ sorridere. L’Italia in questo momento avrebbe bisogno di difendere i suoi interessi, che non sono sovrapponibili a quelli degli Usa. Speriamo che Di Maio, nonostante non sia un diplomatico di professione, faccia pesare questi interessi.
(Paolo Vites)
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