Con le temperature sotto zero, diversi milioni di persone sono senza energia elettrica, senza riscaldamento e senza acqua: questo è chiaramente un  crimine contro l’umanità”: lo ha detto il presidente ucraino Zelensky al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, convocato d’urgenza su sua richiesta. Ha risposto Vasily Nebenzya, rappresentante permanente della Federazione russa alle Nazioni Unite: “La Russia continuerà la sua offensiva in Ucraina fino a quando Kiev non assumerà una posizione negoziale realistica”.



I continui bombardamenti sulle infrastrutture energetiche stanno mettendo in ginocchio l’Ucraina, un’evoluzione che ridimensiona completamente la riconquista ucraina di Kherson. Allo stesso tempo gli Stati Uniti e i Paesi europei denunciano una diminuzione allarmante delle scorte di alcuni sistemi militari, avvertendo di non essere più in grado di mandare armi non si sa fino a quando.



“La Russia sta premendo con questi bombardamenti per costringere Zelensky a sedersi a un tavolo di trattative” ci ha detto in questa intervista Vincenzo Giallongo, colonnello dei Carabinieri, esperto di sicurezza, numerose missioni estere, in Iraq durante la missione Antica Babilonia. “Allo stesso tempo Biden, anche per motivi interni, sta mandando precisi messaggi a fare altrettanto”. In questo quadro, ci ha spiegato ancora Giallongo, “se non si apre una trattativa, dopo l’inverno dovremo aspettarci una offensiva russa con conseguente grande spargimento di sangue”.

Stati Uniti ed Europa lanciano l’allarme sull’esaurimento delle scorte di armi da inviare in Ucraina. Come si spiega questa situazione?



C’è una effettiva difficoltà. Ovviamente le armi per difesa nazionale dei Paesi occidentali ci sono, mancano quelle da mandare in Ucraina. Bisogna ricordare che negli ultimi anni si è attuata una drastica diminuzione degli armamenti, perché si pensava non fosse più necessario un loro uso massiccio. Ma c’è una questione tutta interna agli Stati Uniti da sottolineare.

Quale?

Con il vantaggio che il partito repubblicano ha acquisito alle elezioni di midterm e la discesa in campo di Trump che chiede di finire gli invii di armi e soldi agli ucraini, Biden non ha alcuna intenzione di avvantaggiare i suoi avversari politici. Tiene un profilo più basso, sta facendo un passo indietro e intanto manda dei segnali.

Quali segnali?

In sostanza, sta dicendo a Zelensky: non posso più aiutarti come prima. Biden, che ha chiaro come i russi stiano bombardando pesantemente senza però tentare sfondamenti sul terreno, gli sta dicendo: fai attenzione, perché ti mettono a terra; i russi stanno approfittando dell’inverno per preparare un’offensiva. Ti conviene sederti a un tavolo di pace.

Zelensky però sembra non accettarlo. Ha addirittura deciso per decreto di non negoziare.

Il problema è che, mentre l’America manda questo messaggio, l’Europa vota una risoluzione in cui definisce la Russia “stato terrorista”. Era qualcosa da fare tempo fa, oggi vista la situazione è una decisione totalmente inappropriata.

Anche gli Stati Uniti lo hanno detto e non intendono associarsi. È così?

Esatto. Due mesi fa una dichiarazione del genere poteva starci, adesso che si parla di trattative non se ne coglie l’utilità. Zelensky è ancora deciso a combattere: ha l’opinione pubblica ucraina dalla sua parte e il suo establishment non accetterebbe mai una pacificazione immediata. Fanno bene gli americani, diciamo così, a “ricattarlo”. I russi si stanno riorganizzando, se non si comincia a trattare dopo l’inverno temo che ci sarà grande spargimento di sangue.

I continui bombardamenti hanno già messo l’Ucraina in ginocchio?

Molti esperti dicono che russi e americani si stanno parlando sottotraccia per trovare un accordo. Questi bombardamenti si inquadrano nella strategia russa che vuole far capire a Zelensky che se non tratta sono in grado di sconfiggerlo in pochi mesi.

Ma non è un po’ strano che questi esperti non abbiano capito che si sarebbe arrivati a questo punto nonostante l’invio continuo di armi?

Non è strano. Quello che non si era capito è che gli ucraini avrebbero resistito così tanto, ma si sapeva che i russi avrebbero avuto la meglio.

Quindi abbiamo mandato armi per miliardi di dollari e abbiamo lasciato morire decine di migliaia di persone tra cui donne e bambini per arrivare a questo?

Che gli americani diano armi è qualcosa che fa parte della routine: se non hanno una guerra, se la vanno a cercare. Hanno sempre bisogno di ammodernare i loro armamenti, di fare affari con le armi e le guerre sono parte essenziale della loro economia. Non si pensava invece che i russi ci mettessero tanto per arrivare al punto in cui sono oggi. Ma tutto questo fa gioco agli americani.

In che senso?

La Russia, è un dato di fatto, si è indebolita di molto. C’è un movimento mondiale guidato dal Papa che chiede la pace, mentre una parte degli americani vuole che la guerra continui per indebolire ancora di più la Russia. A loro fanno comodo tutte e due le cose. Alla fine di tutto Washington mira a prendersi una posizione di primo piano in Europa e in Eurasia.

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