Palazzo Seneca, a Norcia, tornerà a essere l’occupazione principale di Vincenzo Bianconi. L’affaccio in politica è stato un insuccesso totale. Dopo aver fatto il presidente italiano dei giovani albergatori, dopo aver guidato Federalberghi Umbria ha tentato la scalata al vertice della giunta regionale. Un po’ come Icaro, ha visto da vicino il sole, ma le sue ali si sono sciolte è il volo verso il basso è stato devastante.



Palazzo Seneca, una struttura ricettiva di alto livello in un palazzo nobile del 500, con annesso un eccellente ristorante dove ha chiamato Vincenzo Palmisano, lo chef che è rientrato in Italia dopo esperienze a Shangai e Kyoto, era stato inaugurato dopo il terremoto, con la presenza dell’allora commissario alla ricostruzione Vasco Errani. Lo scorso 20 maggio aveva ospitato, per un pranzo frugale, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, a Norcia per incontrare cittadini e amministratori e promettere interventi urgenti per la ricostruzione.



Un anticipo di salsa giallorossa rimasta indigesta a Bianconi, che forse meritava ben altri tipi di chef dedicati alla politica. Eppure Bianconi all’improvviso ci aveva creduto, tradendo trascorsi che lo avevano avvicinato più al centrodestra che al centrosinistra. Credeva che sarebbe stato capace di conquistare il potere e cambiare il corso degli eventi. Bianconi fa impresa a Norcia da sei generazioni, e vantava cinque strutture ricettive con oltre cento dipendenti. Oggi Palazzo Seneca è rinato, ma sul groppone Bianconi ha anche due alberghi da demolire e uno da ristrutturare.

Se Bianconi oggi fosse diventato governatore dell’Umbria probabilmente anche le sue strutture avrebbero visto un destino migliore e, forse, anche più rapido. Ma il popolo lo ha tradito. Non lo ha sentito vicino, non lo ha visto partecipe dei problemi, del dolore, delle difficoltà che la ripresa post sisma ancora oggi manifesta. Poco importava agli umbri dei suoi alberghi da ristrutturare o da ricostruire. La gente vuole prima le case, vuole prima le scuole, forse anche le chiese, sicuramente il lavoro e la stabilità economica.



Così in Umbria ha vinto, anzi stravinto, Donatella Tesei. Un po’ l’ha aiutata quel vento che, nel corso del 2019, aveva già premiato il centrodestra in Abruzzo, in Sardegna, un po’ il pastrocchio di Governo che oggi sembra ancor meno legittimato dalla volontà popolare.

Per l’Umbria rimane urgente la questione ricostruzione- Il terremoto ha sconvolto intere comunità e adesso servono risposte, quelle risposte che neanche l’ultimo decreto, approvato dal Consiglio dei ministri lunedì scorso, ha saputo fornire. Tesei si troverà un Governo che non ha espresso un interlocutore sulla ricostruzione. Nel Governo gialloverde c’era Vito Crimi. Adesso teoricamente c’è Conte, ma solo se trova del tempo libero tra un impegno e l’altro. Il commissario Farabollini sembra giunto al traguardo e in sua sostituzione il Pd ha messo in campo l’ex vice capo del Csm, Giovanni Legnini, il Bianconi d’Abruzzo, avendo perso lo scorso febbraio le elezioni regionali. I cittadini chiedono persone capaci di impegnarsi giorno e notte, per ridare impulso, per far sì che il Governo metta in campo le risorse necessarie, economiche e di personale, per far funzionare gli uffici della ricostruzione. Il voto di domenica era anche su questo.