Hassan Nasrallah nella serata di ieri ha tenuto il suo atteso discorso dopo l’omicidio di Saleh al Arouri, numero due di Hamas, per mano degli 007 di Israele, all’interno dei confini del Libano. Un discorso a lungo atteso e, soprattutto, temuto dagli osservatori che credevano potesse essere una scusa, per la milizia libanese, per dichiarare ufficialmente il suo ingresso in guerra contro le forze israeliane, a sostegno dei palestinesi a Gaza.



Tuttavia, il lungo discorso del numero uno di Hezbollah è apparso, alla fine, piuttosto piatto, pieno di minacce gridate a gran voce, ma senza alcuna sostanza concreta. Dopo 20 minuti passati a rendere omaggio ai martiri “degli occupanti sionisti e americani“, questi ultimi definiti come “i veri responsabili del massacro a Gaza”, Nasrallah ci ha tenuto a sottolineare ancora una volta la sua estraneità, e quella di Hezbollah, agli attacchi del 7 ottobre, spiegando che le due organizzazioni “sono indipendenti e operano in modo autonomo”. Sono, poi, stati rivendicati 17 obiettivi che il movimento libanese avrebbe ottenuto dal 7 ottobre ad oggi, tra cui l’aver intralciato la normalizzazione tra Israele e i Paesi del Golfo, ma anche aver “rovinato l’immagine dei sionisti di fronte alla comunità internazionale” e l’aver ostacolato “quella che Israele prevedeva come una rapida vittoria”.



Hezbollah: “Non entreremo in guerra per vendicare Al Arouri”

Il leader di Hezbollah, poi, nel suo lungo discorso di oltre due ore ha anche invitato i libanesi a diffidare dalla comunità internazionale che avrebbe fallito nel “proteggere i gazawi”, sottolineando come “solo la forza, le armi, la fermezza, il coraggio e la volontà sono in grado di fornire protezione”. Similmente, ha spiegato che la partecipazione dei miliziani libanesi alla guerra tra Israele e Hamas si è concentrata nel sud del Libano al fine di “impedire un attacco a sorpresa israeliano”.



I toni del numero uno di Hezbollah, tuttavia, si sono fatti al contempo più pacati ed accesi parlando di quanto accaduto a Saleh al Arouri. Ci ha tenuto, da subito, a precisare che “non sono qui per fare alcuna minaccia“, spiegando che “continueremo lo scontro armato con Israele che stiamo portando avanti lungo il confine con il Libano in un modo che definisco ‘chirurgico’”. Differentemente, però, il leader di Hezbollah ci ha anche tenuto a sottolineare che “se il nemico intende portare la guerra dentro il territorio libanese, come ha provato a fare ieri, noi risponderemo con tutto quel che abbiamo in termini di armi e uomini“, senza “nessun limite”. Insomma, l’intervento dei libanesi sarà limitato al solo caso in cui Israele attacchi direttamente il Libano, circostanza che appare, tuttavia, lungi dall’essere probabile.