L’ormai eterna discussione sul necessario aumento delle capacità della difesa UE sembra essere giunta ad un’importante svolta con una trattativa (segretissima) in corso tra i banchi di Bruxelles – anticipata da alcuni funzionari anonimi al Financial Times – che sembra aver definitivamente superato l’ipotesi criticatissima dell’emissione dei cosiddetti Eurobond che impegnerebbero indistintamente tutti e 27 gli Stati membri: ipotesi – quella dei bond per finanziare l’aumento della difesa UE – che ha sempre trovato la fermissima opposizione della Germania, ma anche di realtà fiscalmente rigide come i Paesi Bassi e la Danimarca.



Prima di arrivare alla nuova (ipotetica) proposta per finanziare la difesa UE, vale la pena ricordare che l’argomento nelle ultime settimane ha assunto una crescente urgenza ricollegata dagli stessi funzionari che hanno parlato con il quotidiano britannico alla “minaccia di Trump di revocare le garanzie di sicurezza degli Stati Uniti” a causa di quella che il tycoon definisce come una sproporzione di finanziamenti alla NATO tra USA e paesi europei che fino ad ora avevano portato i 27 a valutare – con scarsissimo successo – ogni possibile alternativa di finanziamento; scontrandosi in alcuni casi con la fiscalmente rigida Germania ed – in altri – con gli stati militarmente neutri come Austria, Malta o Cipro che non vogliono finanziare spese militari.



Il piano sulla difesa UE anticipato dal Financial Times: “Un fondo intergovernativo volontario”

La soluzione alla difesa UE – scrive sempre il Financial Times – potrebbe essere l’istituzione di una sorta di fondo comune intergovernativo che attinga ai mercati obbligazionari senza pesare in alcuna misura sul bilancio europeo: una soluzione radicalmente diversa rispetto agli Eurobond perché (e questo è il vantaggio principale) l’adesione sarebbe del tutto volontaria e potenzialmente aperta anche a realtà esterne ai 27 come il Regno Unito e la Norvegia, oltre ad esludere i paesi militarmente neutri senza alcun tipo di ripercussioni diretta o indiretta.



Complessivamente, il nuovo fondo per la difesa UE dovrebbe dotarsi di almeno 500 miliardi di euro e la Bei – dato che da statuto non può finanziare armi o munizioni – funzionerebbe da amministratore tecnico delle finanze controllando l’entità che emetterà le obbligazioni: l’ipotesi per ora sembrerebbe aver trovato il parere positivo di Paesi Bassi, Finlandia e Danimarca (che ipoteticamente non parteciperanno, o lo faranno in misura minima), ma resta ancora aperta la partita con la Germania che si giocherà interamente dopo le prossime elezioni.