CHE DIFFERENZA C’E’ TRA HIV, AIDS ED ESSERE SIEROPOSITIVO?

Sieropositività e HIV sono la stessa cosa? Nonostante spesso, nella vulgata comune e anche sui media, i due termini vengano usati pressoché come sinonimi, in realtà c’è una grande differenza non solo a livello terminologico ma pure di sostanza. Proviamo quindi a spiegare in cosa consista la differenza tra la condizione di sieropositività e HIV (Human Immunodeficiency Virus 1), ovvero il virus responsabile della malattia infettiva che in Italia è nota come AIDS, ovvero sindrome da immunodeficienza acquisita.



Come accennato sopra, sieropositività, AIDS e HIV vengono spesso confusi anche per via di una semplificazione o esigenze di sintesi a cui si ricorre quando si parla dell’argomento sui giornali o più facilmente in televisione. Partiamo proprio dal virus dell’HIV per il quale la grande sfida della scienza è trovare un vaccino e negli ultimi tempi -proprio grazie alla tecnologia RNA utilizzata per le immunizzazioni contro il Covid-19– grandi passi sono stati fatti in questa direzione. Il virus dell’immunodeficienza umana attacca il sistema immunitario dell’uomo e in particolare i cosiddetti linfociti T CD4, una tipologia precisa di globuli bianchi che hanno una fondamentale funzione nell’attivazione dei meccanismi di difesa dell’organismo dalle infezioni. L’HIV di fatto indebolisce l’organismo che così diventa particolarmente suscettibile alle infezioni provocate da altri virus come pure da batteri o funghi.



SIEROPOSITIVITA’, E STADI DELL’INFEZIONE DEL VIRUS

Spiegato in breve cosa sia questo virus, passiamo a dare una definizione dell’AIDS prima si mettere in luce quale sia la differenza tra l’HIV e invece la condizione di sieropositività. La Acquired Immune Deficiency Syndrome sta a indicare quello che è uno stadio avanzato a livello clinico della infezione da HIV: questa sindrome può anche non manifestarsi subito nelle persone che hanno contratto il virus e restare ‘latente’ per anni fino a quando le cellule CD4 del nostro sistema immunitario non calano significativamente da impedire al nostro organismo di rispondere adeguatamente alle infezioni, anche quelle all’apparenza più banali. A tal proposito ricordiamo che gli stadi di progressione dell’HIV, in assenza di trattamento, sono tre: infezione acuta (si manifesta dopo poche settimane), latenza clinica (la malattia si cronicizza e ciò può durare anni) e infine l’AIDS, il terzo stadio col grave deficit delle difese immunitarie.



Fatte queste premesse, ora possiamo definire cosa voglia dire ‘essere sieropositivo’ per un soggetto: con tale termine si indica la presenza nel sangue di anticorpi specifici per l’HIV, segnale che il paziente ha contratto l’infezione; la sieropositività può essere facilmente diagnosticata effettuando dei test rapidi per rivelare la presenza del virus. Quindi, dato che dal momento del contagio possono anche trascorrere diversi anni, nel corso dei quali si gode di buona salute e si ha una risposta positiva al virus risultando così sieropositivi (HIV+). Nelle persone sieropositive l’infezione può progredire verso l’AIDS con tempistiche differenti -ed è la maggioranza dei casi- oppure non progredire affatto: ne consegue che si può diventare sieropositivi senza mai sviluppare i sintomi, quindi chi ha contratto il virus HIV non è detto che abbia l’AIDS, mentre è sempre vero il contrario.