Gli eventi si inseguono, precipitano, si complicano, senza aspettare che ce ne rendiamo conto, senza pazientare perché possiamo capire cosa fare. L’uomo innesca una miccia le cui conseguenze spesso si sottraggono al suo potere. Rimane comunque vero il desiderio, ben espresso da Lucio Dalla in una delle sue canzoni che hanno avuto maggior successo, “che in questo istante ci sia anch’io” (L’anno che verrà). La realtà è più testarda di noi, talvolta ci precede e ci sfugge, ma non può fare a meno di noi. Anche il nostro cuore desidera esserci in ciò che accade.



Ma come? Nella storia gli uomini hanno fatto molti tentativi per essere presenti al cuore delle circostanze. Hanno lavorato per avere amici potenti con cui tentare di modificarle. Hanno scaricato su sistemi presunti perfetti la mossa che avrebbero dovuto fare loro. Hanno pensato a impianti legislativi che risparmiassero l’uso della libertà, in modo da evitare eventuali errori. Si sono associati in mille modi sperando di riprendere in mano le redini degli eventi. Oppure hanno intuito che ciò che non era in grado di generare un cambiamento in loro, non avrebbe potuto cambiare nulla nemmeno nella realtà. Don Giussani sintetizzò questa scoperta in una frase geniale: “Le forze che cambiano la storia sono le stesse che cambiano il cuore dell’uomo”. La proposta del card. Pierbattista Pizzaballa, di vivere una giornata di preghiera e digiuno, si comprende solo dentro questa visione del mondo.



Visione inaugurata dall’iniziativa trinitaria dell’incarnazione del Verbo. Dall’annunciazione in poi, infatti, nulla è stato più come prima. L’esserci dell’uomo nella realtà ha dovuto iniziare a fare i conti con l’Essere presente qui e ora. Non possiamo muoverci, prendere iniziative, pensare a soluzioni, senza rivolgerci a Colui che di tutto è la vera sostanza. La preghiera e il digiuno sono gli strumenti semplici, a portata di mano di ciascuno, perché l’istante non ci trovi assenti. Strumenti che consentono alla nostra carne di sentire tutto l’urto del reale, aiutandoci a non confidare nelle strade degli uomini, che pure vanno percorse tutte, perché tutto ritrovi il suo ordine e la sua pace.



C’è Qualcuno che viene prima e che è presente prima di ogni nostro tentativo. Riprendere il dialogo con il Mistero di Dio presente è l’arma più efficace per il ritorno della pace, anzitutto nei nostri cuori che, inquieti come sono, continueranno sempre a desiderare di esserci nell’istante che ci è dato.

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