A proposito del divario che si è creato tra elettori ed eletti, emerge un sondaggio Tecnè che potrebbe invitare alla riflessione il premier Giuseppe Conte. Mentre si ipotizzano le sue dimissioni in caso di tracollo alle Regionali, scenario che il Quirinale preferirebbe scongiurare, ecco che la Lega avrebbe raggiunto il 26% se si fosse votato per le politiche. Secondo questo sondaggio, diffuso da Quarta Repubblica, il Pd avrebbe raccolto il 20,1%, mentre Fratelli d’Italia avrebbe superato M5s con il 16,1 contro il 15,7% dei pentastellati. Indietro Forza Italia con il 7,5%, quattro punti in più rispetto a Italia Viva. Ma interessante è il peso degli incerti e quindi dell’astensione, al 41,3%. Gli altri partiti: la Sinistra al 2,5%, Azione di Calenda all’1,8% come +Europa, Verdi a 1,6% mentre gli altri raccolgono il 3,2%. Questi numeri confermano, dunque, un avanzamento del centrodestra. (agg. di Silvana Palazzo)



DIMISSIONI CONTE? GLI SCENARI POST ELEZIONI

Dimissioni di Giuseppe Conte in caso di tracollo alle Elezioni 2020? Non ci sono solo i risultati del referendum da tenere d’occhio, ma anche quelli delle Regionali. Questi ultimi potrebbero essere decisivi per la tenuta del Governo. Stando a quanto riportato da La Stampa, non sarà il Quirinale a fare la prima mossa, ma spetterà al premier valutare l’esito del voto per decidere se restare in sella al Governo o gettare la spugna. In quest’ultimo caso, dovrebbe essere lui a informare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, come prevede il “galateo” costituzionale. Se invece dovesse ritenere di andare avanti, il Capo dello Stato non potrebbe impedirglielo, né potrebbe imporgli le dimissioni. Potrebbero farlo le Camere, con lo strumento della mozione di sfiducia al Governo. L’alternativa è rappresentata da un’eventuale mossa della maggioranza, una manovra “suicida” da non escludere completamente considerando anche il nervosismo all’interno del Movimento 5 Stelle. Solo in questi casi il presidente della Repubblica diventerebbe parte attiva della crisi.



DIMISSIONI CONTE? RISCHIO CAOS SE MATTARELLA…

Difficile immaginare che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella voglia avventurarsi in questo mare tempestoso in una fase così difficile, tra la ripresa dei contagi di coronavirus, una manovra da modellare e il piano di aiuti da mandare a Bruxelles entro la metà del prossimo mese. E infatti, secondo quanto riportato da La Stampa, non ci sarebbe un “piano b”, né sono stati avviati contatti dal Quirinale per fronteggiare un eventuale crollo della maggioranza. Da Palazzo Chigi traspare poi scetticismo sull’eventualità di cambiare formula per la terza volta in due anni e mezzo. Se Matteo Salvini ammicca da tempo all’ipotesi di un governo Draghi, è pur vero che la Costituzione non è chiara al riguardo di uno scioglimento delle Camere da parte del Capo dello Stato. Nell’Italia repubblicana non c’è stato finora un caso di scioglimento con queste motivazioni, cioè la distanza eccessiva tra elettori ed eletti. Sarebbe una prima volta molto forzata. E il premier potrebbe sollevare un conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale. Così le istituzioni rischierebbero il caos. E poi c’è l’esito del referendum: con taglio dei parlamentari, servirebbe una nuova legge elettorale. Questo richiede che il Parlamento resti al suo posto ancora per qualche mese, altrimenti in caso di scioglimento non potremmo andare a votare.

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