MATTARELLA RESPINGE LE DIMISSIONI DI DRAGHI
Due colpi di scena nel giro di poche ore: prima l’annuncio delle dimissioni del Premier Draghi, poi dopo la salita al Colle, la “contro replica” del Presidente della Repubblica Mattarella che di fatto respinge il passo indietro fatto dal Presidente del Consiglio. Dopo un’ora di colloquio – il secondo della giornata – tra Mario Draghi e Sergio Mattarella, si comprende bene tali dimissioni non sono “irrevocabili”. Il motivo? Lo spiega lo stringato comunicato del Quirinale.
«Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto questa sera al Palazzo del Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri, Prof. Mario Draghi, il quale ha rassegnato le dimissioni del Governo da lui presieduto. Il Presidente della Repubblica non ha accolto le dimissioni»: l’input del Colle è piuttosto chiaro, non esiste al momento un Governo “alternativo” a Draghi. Non solo, ora la crisi di Governo deve essere “parlamentarizzata”: Mattarella respinge le dimissioni e invita Draghi, conclude il comunicato del Quirinale, «a presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata a seguito degli esiti della seduta svoltasi oggi presso il Senato della Repubblica». La crisi resta così ancora più “sospesa” in attesa che mercoledì prossimo alle Camere il Premier Draghi spieghi il perché delle dimissioni: come ha spiegato il costituzionalista in quota Pd Stefano Ceccanti a RaiNews24, «il termine decisivo del comunicato del Quirinale è “comunicazioni” in quanto è possibile in quell’occasione presentare un documento sottoscritto dai partiti di maggioranza(da capire a quel punto se con o senza M5s, ndr) e farlo votare dopo il discorso del Premier».
DRAGHI ANNUNCIA IN CDM: “STASERA MI DIMETTO AL QUIRINALE”
Il colpo di scena arriva pochi minuti dopo la chiusura delle Borse (e non è casuale): in apertura del Consiglio dei Ministri, il Premier Mario Draghi ha annunciato le proprie dimissioni da Presidente del Consiglio questa sera nel colloquio (questa volta formale) al Quirinale. «Voglio annunciarvi che questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica. Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico. La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più», queste le parole usate dal Premier nelle proprie comunicazioni, secondo quanto riportato dall’ANSA.
CdM terminato in pochi minuti, giusto il tempo di leggere appieno il messaggio preparato questo pomeriggio: «È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo. In questi giorni da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche», spiega ancora l’ormai ex Premier Draghi, che rimarrà in carica per gli affari correnti in attesa che il Quirinale decida l’iter da seguire nelle prossime settimane. Contestando indirettamente lo strappo M5s consumatosi al Senato, Draghi aggiunge nelle comunicazioni «Come è evidente dal dibattito e dal voto di oggi in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente. Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia». Per il Premier dimissionario, «Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più. Vi ringrazio per il vostro lavoro, i tanti risultati conseguiti. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell’interesse di tutti gli Italiani. Grazie». A questo punto, inevitabilmente, la crisi di Governo è ufficialmente aperta.
DRAGHI NON SI È DIMESSO (PER ORA)
Secondo quanto raccolto dall’ANSA dopo l’incontro informale al Quirinale tra Mario Draghi e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Premier non ha parlato di dimissioni: «Draghi sta riflettendo» e al Consiglio dei Ministri (dalle 18.30) annuncerà poi la propria decisione in merito alla particolare e convulsa situazione politica. Resta per il momento “sospesa” la crisi di Governo, con le quotazioni che salgono notevolmente sulla possibilità di una “parlamentarizzazione” della crisi con un passaggio all’inizio della prossima settimana. Dal Quirinale intanto emerge un comunicato “informale” – dunque non ufficiale – nel quale si ribadisce quanto la “palla” spetti a Palazzo Chigi a questo punto: «Non è stata assunta nessuna decisione nell’incontro tra il Presidente della Repubblica e Mario Draghi. Qualsiasi decisione è rimandata alle comunicazioni di Palazzo Chigi».
Essendo di fatto stata votata la fiducia al Governo nel Dl Aiuti al Senato, la situazione resta alquanto inedita e il significato politico del non voto grillino potrebbe assumere conseguenze molteplici nei prossimi giorni. Raggiunto fuori dalla sua abitazione nel pieno centro di Roma, Giuseppe Conte ha rispedito al mittente le accuse di una crisi di Governo “aizzata” stamattina: «Il M5s ha dato sostegno a questo governo sin dall’inizio con una votazione e i con i pilastri della della transizione ecologica e della giustizia sociale». Se poi si crea «una forzatura e un ricatto», aggiunge e conclude il Presidente M5s, «per cui norme contro la transizione ecologica entrano in un dl che non c’entra nulla, noi per nessuna ragione al mondo daremo i voti. Se qualcuno ha operato una forzatura si assuma la responsabilità della pagina scritta ieri. L’introduzione di quella pagina è stata la riunione del Cdm in cui i nostri ministri non hanno partecipato al voto». Dalla capogruppo M5s al Senato Castellone arriva la conferma della linea “tormentata” del Movimento dopo il non voto in Senato: «La linea è quella che seguiamo dal non voto in cdm, e poi alla Camera o oggi al Senato, dove abbiamo scelto il non voto nel merito di un provvedimento. Invece c’è tutta la nostra disponibilità a dare la fiducia al governo in una eventuale verifica a meno che Draghi non dica che vuole smantellare il reddito cittadinanza o demolire pezzo per pezzo ogni nostra singola misura, dal decreto dignità al cashback».
DRAGHI AL QUIRINALE: COLLOQUIO TERMINATO, ORA COSA SUCCEDE
Il Decreto Aiuti è stato votato con la fiducia del Senato ma senza la presenza dei parlamentari M5s; Draghi ha sospeso il Consiglio dei Ministri ed è salito al Quirinale. E quindi “dimissioni Draghi”, direte voi: e invece per ora no, in quanto il Presidente del Consiglio dopo un’ora di colloquio con il Presidente della Repubblica Mattarella è già tornato a Palazzo Chigi e dovrebbe tenere nelle prossime ore il Consiglio dei Ministri.
La situazione sulla crisi di Governo insomma resta “sospesa” in quanto per il momento non vi sono commenti ufficiali né dal Quirinale né da Palazzo Chigi: la fiducia del Governo in effetti è passata anche senza il Movimento 5Stelle, dunque vi potrebbe essere la possibilità di far rimanere in sella il Governo rimandando Draghi settima prossima in Parlamento per un voto di fiducia formale (e l’eventuale rimpasto inevitabile con l’uscita dei tre Ministri M5s). Secondo un “decano” del Parlamento come l’ex DC Paolo Cirino Pomicino, lo sviluppo delle prossime ore porterà quasi certamente a questo tipo di “soluzione” per evitare la rottura dell’esecutivo e il ritorno alle urne: «Credo che Mattarella stia pensando di rimandare il confronto alle Camere». Resta da capire cosa potrebbe aver detto il Premier Draghi davanti al Presidente della Repubblica, visto che fino a ieri l’ipotesi di un Governo senza più i 5Stelle era da escludere.
DRAGHI SALE AL QUIRINALE: ARRIVERANNO LE DIMISSIONI?
Dopo che sarà reso formale il non voto di fiducia del Movimento 5Stelle al Decreto Aiuti in Senato, viene ormai dato da tutti gli osservatori come certa la salita al Quirinale del Presidente del Consiglio Mario Draghi. Che sia per dimissioni irrevocabili, per dimissioni “formali” in attesa della decisione di Mattarella o “semplicemente” per annunciare un rimpasto di Governo, ecco questo va ancora chiarito nelle prossime ore. Le fibrillazioni degli scorsi giorni in “casa” M5s hanno portato il leader Giuseppe Conte ad annunciare ieri sera nel discorso ai parlamentari che i senatori pentastellati questa mattina usciranno dall’Aula durante il voto di fiducia posto dal Governo sul Dl Aiuti.
Formalmente, non ci sarà la spallata ma sembra ormai evidente – avendolo già preannunciato – che il Premier non possa accettare di proseguire con “ricatti” e “ultimatum” l’esperienza di Governo, almeno non questa squadra (anche se più volte ha spiegato che non vi sarà un altro Governo Draghi senza il Movimento 5Stelle). Tutto sta a questo punto nelle mani del Presidente della Repubblica che dovrà ascoltare il resoconto del Presidente del Consiglio e poi far partire l’iter costituzionale previsto dalla scelta maturata in queste ore. Gli scenari che si aprono ora sono imprevedibili, con tra l’altro il “peso” di Borsa, spread e mercati che stamani all’annuncio di Conte sono scatenati con indici inequivocabili da “crisi di Governo”.
DRAGHI DA MATTARELLA: I 4 SCENARI DELLA CRISI DI GOVERNO
Se si avranno dunque le dimissioni di Draghi entro il pomeriggio, quali potrebbero essere gli effettivi scenari davanti a questa terza crisi di Governo nel giro di 5 anni? Al netto delle turbolenze e delle invocazioni anche degli altri partiti oltre il M5s – la maggior parte, a parole, convinta dall’opzione Elezioni anticipate (tranne le aree del Centro) – sono principalmente quattro le opzioni che il Presidente della Repubblica potrà far emergere dopo la salita al Quirinale del Premier Mario Draghi. In primo luogo, l’opzione Elezioni anticipate: seguendo le parole di Draghi, non può esserci un’altra maggioranza “Draghi” senza più il M5s, perché significherebbe proseguire con “ultimatum” continui verso la fine della Legislatura. Mattarella rimanderebbe ad una verifica di Governo alle Camere con però a questo punto il Centrodestra intenzionato a giocarsi la carta del voto subito per capitalizzare il vantaggio nei consensi.
La seconda strada sarebbe un Governo “balneare”, dove per evitare di trascinare il Paese al voto nel pieno della crisi economica frutto di inflazione ed emergenza energetica, il Colle potrebbe optare per un Governo tecnico che traghetti l’Italia a Elezioni il prossimo febbraio. In rampa di lancio un nome tecnico per Palazzo Chigi come il Ministro dell’Economia Daniele Franco. La terza strada, più impervia, riguarda un Governo Draghi con fiducia rinnovata: si pensa ad una verifica di maggioranza in Parlamento con però fiducia diretta sull’attuale Premier e voto favorevole dei grillini: si ricomporrebbe la frattura e si porrebbero le basi per le poche riforme da attuare da qui al marzo 2023. Da ultimo, ma è già stato escluso dal diretto interessato, un nuovo Governo senza più il M5s di Conte al suo interno: di fatto si tratterebbe di un rimpasto per i Ministeri oggi occupati da figure del M5s. L’opzione potrebbe interessare il Quirinale per evitare di mandare il Paese al voto, ma è già stata smentita dalla Lega di Salvini, da Forza Italia e – a parole – anche dal Pd di Enrico Letta. Sostengono l’idea invece Renzi, Calenda e Di Maio: insomma, l’area del Centro (anche interessata a capitalizzare più consenso più si allontana la data delle Elezioni Politiche).