È finita come doveva. Le dimissioni, necessarie ed opportune, erano giuste sin da quando la vicenda Boccia è emersa. Tutto quello che sta emergendo dice con chiarezza che Sangiuliano sapeva e doveva evitare che tutto ciò diventasse una enorme mina al Governo nella sua interezza. Lo ha, forse, trattenuto il capo del Governo. La Meloni non ha voluto vedere quanto fosse ampiamente necessario che il suo ministro andasse via in sordina e quanto non fosse, in realtà, un complotto. L’evidente leggerezza commessa, unita alla pessima gestione pubblica del caso, sono elementi che dicono tanto del ceto dirigente che si porta dietro. Aver voluto a tutti i costi difendere il suo mentore culturale senza vederne le debolezze ma amplificando il suo presunto ruolo di uomo integerrimo, l’ha messa in un angolo.



Uscirne non sarà semplice. Aperto il varco, così grande e pieno di cose opache, fa intendere che il suo governo è fragile negli interpreti. Del resto anche la caduta di Berlusconi avvenne dopo lo scandalo delle cene eleganti, ma su questioni economiche di sostanza. Prima partirono le notizie sulle abitudini del Cavaliere, subito dopo lo spread si alzò e Berlusconi fu costretto ad andare via.



Questo la Meloni rischia, e lo sa, e sa che da ora in poi, se vuole mantenere il suo Governo in piedi, non conterà nulla la fiducia personale o la storia comune che la lega ad un mondo che mostra, in alcuni suoi esponenti storici, limiti a tratti incompatibili con il livello serietà necessaria. Dovrà essere meno sicura dei suoi e giudicarli per quello che fanno e non per ciò che hanno fatto assieme a lei nelle passare ere. Sa che ora il suo Governo deve per forza di cose cambiare pelle. Non più la presa del potere degli underdogs che vogliono riabilitarsi, ma l’esercizio del potere in modo austero e severo.



Le dimissioni di Sangiuliano erano doverose e lei non ha voluto che fosse così, pagando il suo ultimo debito alla sua idea di politica. Era errata la convinzione che loro, i suoi compagni di strada, fossero immuni a scivoloni di tal genere. E non ci sono complotti od oscure manovre; ormai è chiaro che l’ex ministro si è messo nei guai da solo nel modo peggiore.

Perciò la Meloni ha iniziato a guardare tutti i suoi in modo diverso. Chi sbaglia paga e va via. Senza se e senza ma, perdere il potere è semplice se si fanno errori così marchiani, e difendere ad oltranza i suoi uomini, esporsi in modo così plateale, pensare di poter gestire tutto senza rendere conto a nessuno è un atteggiamento che non può più permettersi. Aver perdonato all’ex cognato la sosta del treno non prevista o tenere al Governo ministri fragili sul piano del curriculum o con vicende pregresse impegnative non fa altro che renderla vulnerabile. Per questo le dimissioni di Sangiuliano sono un avviso ai naviganti a lei più vicini.

La fedeltà non è mai stata la dote più importante per scegliere a chi far esercitare il potere, un elisir che produce strani effetti, fa sentire chi lo beve un prescelto, lo convince che tutto gli è concesso, anche comportarsi in modo del tutto imprevedibile per l’amica fedele che ti ha indicato. Se non si è vaccinati e lo si assume a dosi massicce in tarda età, si rischia di pensare che una bella donna ci segua per come siamo e non per chi siamo in quel momento. E da lì in poi inizia la caduta. Un piccolo sasso può fa partire grandi smottamenti. Sterzare subito è necessario se non si vuol essere seppelliti.

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