La vita di Dina Dore si ferma il 26 marzo del 2008, quando viene aggredita, imbavagliata, incaprettata e rinchiusa nel bagagliaio della sua auto. In quel momento, la donna si trova con la figlia neonata Elisabetta, rimasta ad assistere al delitto e lasciata nel locale fino alla scoperta della tragedia. Chi è stato ad uccidere Dina? Si pensa ad un tentativo di sequestro finito in tragedia: le autorità vengono abbagliate dalla storia della famiglia Rocca, in cui è già presente un tentativo di rapimento. Per questo le indagini procederanno a rilento, anche quando verrà trovato del materiale genetico sul nastro adesivo usato per chiudere la bocca alla vittima. Poi il colpo di scena: un supertestimone riferisce agli inquirenti di aver raccolto la confessione di un operaio, Paolo Contu, che gli ha rivelato di aver ucciso Dina per volere del marito. Il dentista gli ha dato 250 mila euro per uccidere la moglie, il tutto per vivere finalmente la sua relazione con l’assistente di studio Anna Guiso, estranea ai fatti. I tre gradi di giudizio confermeranno il sospetto e Rocca finirà in carcere senza la possibilità di uscirne mai più. L’unica rimasta a gestire il dolore è Elisabetta, ormai cresciuta rispetto al momento del delitto, e oggetto di due cause civili mosse dalle zie Anna e Paola Rocca, sorelle del padre. “La nostra intenzione è semplicemente dare esecuzione a quelle che erano le volontà di nostro padre, cioè fare in modo che la figlia di Francesco, abbia un suo patrimonio personale e preservarlo per quando sarà grande”, hanno dichiarato tramite lettera, riporta Unione Sarda. “Ciò ci costringe, nostro malgrado, a uscire dal silenzio che in questa dolorosa e devastante vicenda ci eravamo imposte e a replicare a quanto sostenuto dalla famiglia Dore”. Ovvero alla volontà della famiglia della vittima di ottenere un risarcimento senza tutelare la bambina.
Dina Dore, l’omicidio a Storie Maledette su Rai3
L’omicidio di Dina Dore è ancora al centro delle pagine di cronaca in questi ultimi mesi. Anche se la donna è stata uccisa dal marito Francesco Rocca ormai dodici anni fa, di recente il caso è finito di nuovo sotto ai riflettori per un altro motivo. L’autore materiale dell’omicidio, Pierpaolo Contu, ha ottenuto infatti il permesso di entrare in una comunità di reinserimento. Il tutto in previsione dell’ottenimento della semilibertà. All’epoca della tragedia aveva solo 17 anni e ora sfiora i 30. In carcere invece ci è rimasto per otto anni, su un totale di 16 previsto dalla condanna definitiva. “Il mio assistito sta nella comunità di Don Borrotzu a Nuoro”, ha detto il legale di Contu, “non avendo mai commesso alcuna infrazione nel suo percorso in carcere e ora abita lì per qualche giorno. Si tratta di una prima misura alternativa dopo un programma di recupero rigoroso”. Oggi, domenica 7 giugno 2020, Storie Maledette approfondirà in puntata il caso di Dina Dore. Si parlerà anche dell’ergastolo confermato dalla Cassazione per il marito e dentista Rocca, inquadrato come mandante del delitto. Il motivo del suo gesto è molto semplice: non voleva chiedere il divorzio alla moglie, per evitare lungaggini e danni economici. Così avrebbe pensato di ingaggiare un sicario per ucciderla e per simulare il sequestro.