A poco più di due settimane dalle elezioni europee, Dino Giarrusso deve fare i conti col “fuoco amico”. Il grillino, passato da un incarico in Regione Lazio a un al Miur, ha risposto agli attacchi de “Le Iene” per il soprannome sui manifesti elettorali. Lo si può votare in Sicilia e Sardegna anche scrivendo “Iena” sulla scheda, ma non lavora più per il programma di Italia 1. Da qui la polemica: sfrutta il nome della sua ex redazione? «Qui nelle isole in tanti mi chiamano così». Eppure la trasmissione non l’ha presa bene, infatti hanno chiesto pure a Dino Giarrusso di cambiare look: «Mi ha autorizzato Quentin Tarantino in persona, dicendomi che vuole bene alle Iene ma ora anche basta con questa cosa di usare il nome del suo film per fare audience». Risponde con ironia, dunque, l’ex inviato, poi al Fatto Quotidiano si fa anche serio: «Ho usato le foto di quando ero Iena perché erano in alta definizione».



DINO GIARRUSSO CONTRO LE IENE “MI TENGO IL NOME”

C’è però un altro caso, aperto dai più acuti osservatori. Nel bigliettino e sui manifesti manca il nominativo del committente responsabile, cioè della persona che per legge ogni candidato deve scegliere per gestire spese e introiti della campagna elettorale. Lo stabilisce una legge del 1993, resta ancor più stringente quest’anno per rendere trasparente chi gestisce i soldi raccolti per la campagna elettorale. Ma questa per legge inizia solo trenta giorni prima del voto, motivo per cui Dino Giarrusso minimizza questa mancanza ai microfoni del Fatto Quotidiano: «Per questo sui miei bigliettini non c’è il nome del committente. Li ho stampati tempo fa e a qualcuno magari è arrivato adesso». Sui prossimi comunque ci sarà il nome: «Certamente, rispetto le regole al cento per cento». Sul programma invece spiega: «Ho un programma importantissimo per i miei territori, che dell’Europa hanno tanto bisogno». Meglio parlare di questo che del caso Iene: «Perché devo levarmi dei voti? Quello me lo tengo e pazienza se qualcuno si prende male».



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