Dino Meneghin, quello che viene considerato il più grande cestista di tutti i tempi, è convinto che Gianmarco Pozzecco meriti di essere il commissario tecnico della nazionale italiana di basket. «Il Poz è uno spettacolo – ha detto Meneghin, parlando in esclusiva ai microfoni de Il Gironale – da allenatore è esattamente come era da giocatore. Una forza della natura. Adrenalina a mille, passione e bravura. Dovrebbe essere più riflessivo? Il Poz ci arriverà col tempo, ne sono sicuro. Ma ora lui è questo: uno che in panchina soffre le pene dell’inferno. Lo dico scherzosamente, ma neanche tanto: se non si dà una calmata, la sua salute è a rischio. Indubbiamente tra lui e ragazzi c’è più che feeling. C’è amore. Lo spirito di gruppo è altissimo».



Dino Meneghin ha assistito dal vivo alla sfortunata partita contro la Grecia giocatasi settimana scorsa a Milano: «Ero al Forum. Spalti gremiti. Splendida atmosfera. C’è mancato poco che, negli ultimi secondi, compissimo l’impresa. Invece abbiamo perso 81 a 85. Noi moscetti? No. Avevamo dinanzi una squadra forte e quel totem di Antetokounmpo, numero uno al mondo. Antetokounmpo è immarcabile – ha aggiunto Meneghin – oltre a fare i suoi punti, è altruista e con una visione di gioco eccezionale. Imbrigliarlo in qualche modo è impresa ardua anche per una squadra talentuosa come la nostra».



DINO MENEGHIN, E DUE CURIOSI ANEDDOTI SUGLI AUTOGRAFI

Quindi Dino Meneghin ha raccontato qualche curioso aneddoto, come un ragazzo che gli ha chiesto un autografo così: «Un giovane mi fa: Ma lei è il famigerato Meneghin? Forse voleva dire «famoso», almeno lo spero…». E ancora: «Un signore col figlio piccolo per mano mi ferma gentilmente e dice: Scusi signor Meneghin, lo farebbe un autografo per mio figlio che è un suo fan?. E io: Con piacere. E lui, rivolto al bimbo: Lo vedi? Questo è il grande Meneghin. E il piccolo: E chi è sto Meneghin?».

L’ex cestista ha poi svelato i suoi mancati sogni nel cassetto: «L’Nba? Vero. Ma vorrei anche poter dedicare più tempo a mio figlio Andrea che, quando era bimbo, ho un po’ trascurato. Per fortuna c’era una mamma meravigliosa che lo ha cresciuto benissimo». E Andrea è diventato a sua volta un grande giocatore di basket: «E sai quando l’ho capito? – conclude Dino Meneghin – nell’unica partita in cui ci siamo trovati in campo da avversari. Io ero sotto canestro. All’improvviso me lo sono sentito saltare sulle spalle, deciso a strapparmi la palla. Allora mi sono detto: Questo qui è uno tosto. Non guarda in faccia a nessuno. Neppure a suo padre».