Come ogni 27 gennaio, la Giornata della Memoria ricorda in Italia e nel mondo l’orrore che fu la Shoah durante il Terzo Reich nazifascista ma come ogni anno solleva anche diverse polemiche per i toni “assoluti” che assumono diversi ‘cantori’ di questa utile e fondamentale ricorrenza. A quei “cantori” parla oggi Marcello Veneziani su “La Verità”, contrastando il fatto che al netto della tragedia che fu l’Olocausto, «non è vero che Dio e la storia sono morti con la Shoah». Difficilissimo provare a dare una versione “alternativa” al Giorno della Memoria e per questo Veneziani è conscio in primis che gli orrori degli Anni Trenta-Quaranta del Novecento devono fungere da monito per tutti affinché non si ripeta mai più quanto avvenuto (e purtroppo è già successo, basti pensare ai genocidi funesti che la storia del Novecento ci ha consegnato, dai Gulag alla Cambogia fino ai Laogai cinesi).



«Sulla Shoah niente da obiettare, c’è solo da condividere l’orrore. Le obiezioni riguardano invece il monopolio della memoria perché si ricorda solo un Evento del Passato e si cancellano tutti gli altri, tragici e grandiosi, se non collegati a quella memoria e la memoria storica viene identificata con l’orrore», sottolinea lo scrittore nel suo editoriale. Secondo Veneziani il problema è la “ripetizione ossessiva” del tema da diversi anni a questa parte, giustificata secondo lui da quel «ritorno all’antisemitismo» che come mantra viene ribadito da politici, media e opinione pubblica. Ma è davvero così?



LA MEMORIA “ASSOLUTIZZATA”

Le problematiche sulla “memoria” dell’Olocausto, resa assolutizzata dalla professione annuale del Giorno della Memoria, per Veneziani partono dal doversi scusare per colpe passate: «nessuno può sostituirsi al passato e modificarlo, chiedendo scusa al posto di chi ne fu protagonista. La storia non contempla la retroattività né la surroga». In secondo luogo, per l’editorialista de La Verità la storia è ormai solo un esercizio di “memoria” delle vittime: come ben descriveva il filosofo Renè Girard, «l’impianto vittimario sacrificale della storia» è giunto ormai fino ai nostri giorni, «non conta più la storia ma le storie soggettive di chi patì». La terza riflessione di Veneziani punta dritto sul nocciolo religioso della vicenda: «lo sterminio degli ebrei in evento assoluto, spartiacque tra il Bene e il Male; la rivelazione che Dio non c’è o è morto ad Auschwitz.



La tragedia assoluta per l’Occidente cristiano è stata per millenni la crocifissione di Gesù Cristo. Da alcuni decenni la tragedia sacra e assoluta è la Shoah; tutto il resto è relativo». La Shoah per Veneziani ha preso il posto della Crocifissione, «è l’Evento Cruciale che segna il Lutto Incancellabile per l’Umanità». Soprattutto, la “Liberazione” ha presto il posto della Resurrezione: per Veneziani la Giornata della Memoria – attenti, non la Shoah in quanto tale – ha trasformato l’Olocausto dell’unica vera religione dell’umanità fondata sull’orrore. Infine, Marcello Veneziani si scaglia sull’esercizio del denigrare un avversario politico con la connotazione di “negazionismo” e simili: «non caricate i lager sulle spalle di Salvini e Meloni, come non gravate gulag e foibe su quelle di Zingaretti». Per lo scrittore nella contemporaneità si assiste purtroppo all’uso allusivo e intimidatorio «degli orrori passati per inibire o invalidare leader e idee, movimenti e comportamenti d’oggi. È il peggior abuso della Shoah a scopo di lucro».