Un prete contro una Chiesa ormai inutile: sta facendo il giro del web l’accusa di un sacerdote contro una Chiesa incapace di correggere i peccatori e che cede alla mentalità del mondo, come ad esempio sulle norme per la ripresa delle celebrazioni eucaristiche dopo il lockdown. Il sacerdote su questo punto contesta in particolare la modalità con cui il prete porge l’Eucaristia al fedele, obbligatoriamente sulle mani e per di più coperte dai guanti. Si riapre dunque al prezzo della profanazione dell’Eucaristia: “Il Diavolo, bisogna riconoscerlo, ha molta fantasia”.



Secondo il reverendo, Dio non ne può più di questa Chiesa che “sta vomitando dalla Sua bocca“, la Chiesa “bella” del Concilio (con forte valenza ironica nelle parole di questo prete) di cui Dio non sa che farsene e la sta coprendo di ridicolo.

La Chiesa di oggi sarebbe infatti ormai incapace di insegnare la verità: non mette Dio al primo posto, concede la Comunione ai divorziati risposati e tollera l’omosessualità e tutti i vizi, dunque inutile per contrastare il peccato e che dice all’uomo che può fare qualsiasi cosa, come un poliziotto che dicesse ai criminali che possono fare qualsiasi cosa, “tanto non è reato”.



“DIO DISTRUGGERÀ QUESTA CHIESA PER RICOSTRUIRE QUELLA VERA”

La Chiesa dunque dovrebbe difendere l’innocente e combattere il malvagio, ma così non è più. Per il prete dunque siamo negli “ultimi tempi” nei quali sarà Dio a distruggere la “Chiesa bella” nata dopo il Concilio per ricostruire la vera Chiesa, quella che era esistita “per 2000 anni”, continua il durissimo attacco del sacerdote alla situazione attuale della Chiesa Cattolica.

La Chiesa della tradizione e del latino, della santa dottrina e del vero magistero, la Chiesa di tutti i santi e in particolare Padre Pio (“Che cosa direbbe se tornasse in vita? Morirebbe subito di crepacuore, non prima però di avere maledetto i macellai del Corpo di Cristo“), non quella delle “fesserie” che dobbiamo ascoltare “ogni mattino” (riferimento alle Messe di Papa Francesco?).



Il prete esorta dunque i fratelli “a ricominciare da capo, come fa il ragno con aristocratico distacco”, dunque a convertirsi tornando alla vera Chiesa e alla santa dottrina, “spingendo noi stessi verso le cose divine, gettando verso l’alto l’ancora della nostra salvezza e speranza, e i fili tenaci della fede e di un amore che non si arrende in alto verso le cose celesti, non verso la terra”.