Secondo una grossa mole di documenti segreti interni – citati dall’ultimo articolo-denuncia dell’‘Atlantic” – i dipendenti di Facebook mentre lo scorso 6 gennaio 2021 gli “ultras” suprematisti assaltavano Capitol Hill, non erano preoccupati per l’emergenza che si stava perpetrando. Bensì, erano «arrabbiati»: con chi? Ma con Facebook stessa, of course.



Nell’articolo oggi tradotto in esclusiva sul “Foglio Quotidiano”, l’Atlantic cita ad ampio raggio i documenti “Facebook Papers” giunti nelle scorse settimane al Congresso dopo la denuncia della “talpa” Frances Haugen: l’impero Zuckerberg, mentre si trova alle prese con il cambiamento rivoluzionario di “Meta”, non può non temere l’evoluzione dei “papers” recanti diversi scambi interni tra i dipendenti, con accuse potenzialmente imbarazzanti.



LE RESPONSABILITÀ DEI SOCIAL NELLA DEMOCRAZIA USA

«Questa è colpa nostra», sembrano quasi dire alcuni lavoratori di Facebook mentre Capitol Hill veniva assaltata e mentre Trump scriveva proprio su Fb l’ormai famoso post, «Mike Pence non ha avuto il coraggio di fare ciò che avrebbe dovuto per proteggere il nostro paese e la nostra Costituzione…Gli Stati Uniti chiedono la verità!». Il malumore e la rabbia tra i dipendenti cresce in quelle convulse ore – racconta ancora l’Atlantic citando i papers interni all’azienda – e il Chief Technology Officer Mike Schroepfer chiese loro di «tenere duro» mentre l’azienda stava organizzando una risposta. «Abbiamo tenuto duro per anni» – ha invece obiettato un dipendente – «Dobbiamo esigere più azione dai nostri capi. A questo punto, la sola fiducia non è sufficiente». Un altro appartenente allo staff Facebook sbotta successivamente, «Con tutto il rispetto, davvero non abbiamo avuto abbastanza tempo per capire come gestire tutto questo senza contribuire alla violenza?». A farli eco un altro lavoratore che pone domanda diretta ai dirigenti, «Abbiamo alimentato questo fuoco per molto tempo e ora non dovremmo essere sorpresi che sia fuori controllo. Sono stanco di luoghi comuni; voglio azioni concrete. Non siamo un’entità neutrale». Secondo le testate giornalistiche Usa, i documenti della “whistleblower” dimostrano il ruolo di Fb nel «promuovere la causa dell’autoritarismo in America e nel mondo». Un punto definito di “rottura” che da quel 6 gennaio 2021 ha cambiato forse per sempre Facebook (oggi Meta) e pure gli altri social network: «Facebook rende molto più facile per i leader autoritari vincere. I documenti di Facebook mostrano che i dipendenti hanno più volte lanciato allarmi sui pericoli posti dalla piattaforma: come Facebook amplifica l’estremismo e la disinformazione, come incita alla violenza, come incoraggia la radicalizzazione e la polarizzazione politica. E più volte i membri del- lo staff fanno i conti con i modi in cui le decisioni di Facebook alimentano questi danni, e supplicano il management di fare di più», attacca l’Atlantic. Da qui il monito finale fissato dalla stessa rivista Usa, ma rilanciata in questi giorni un po’ da tutti i quotidiani che hanno avuto accesso ai “Facebook Papers“: «Quando l’azienda più potente del mondo possiede uno strumento per manipolare miliardi di persone, uno strumento che solo lei può controllare e che i suoi stessi dipendenti dicono essere gravemente guasto e pericoloso, dovremmo prenderne atto. La lezione è questa: devi rimanere vigile sui flussi di informazioni in cui nuoti, riflettere su come spendi la tua preziosa attenzione, non perdonare coloro che armano le tue emozioni e la tua cognizione per il proprio profitto e diffidare profondamente di qualsiasi scenario in cui sei circondato da una folla di persone d’accordo con tutto ciò che dici

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