La dipendenza da internet, dai social, dal gaming e anche dallo shopping compulsivo online non sono più dei mostri sconosciuti al mondo. Ogni anno crescono sempre di più le persone che chiedono aiuto contro un mostro invisibile chiamato internet, che fa aumentare a dismisura i disturbi che oggi non sono più messi in secondo piano dalla sanità nazionale. Nell’ultimo anno infatti l’Istituto superiore di Sanità, passato agli onori della cronaca con i bollettini odierni del Covid e le notizie riguardanti il virus, ha deciso di dare rilievo a studi sulle nuove dipendenze tecnologiche per stilarne una lista esaustiva, con l’obiettivo di offrire un aiuto concreto tramite centri specializzati presenti sul territorio.
Le dipendenze da internet sono particolarmente registrate nei ragazzi con età dai 15 ai 18 anni, ma non solo. In Italia sono quasi 50 milioni i soggetti online ogni giorno, giovani e adulti, 35 milioni quelli sui social. Adele Minutillo, psicologa del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’ISS e responsabile del progetto Rete senza fili, a Il Messaggero spiega: “Le forme più diffuse di dipendenza da web tra gli adolescenti ed i ventenni sono Internet e gaming disorder, l’unico disturbo ad aver una collocazione nel manuale di diagnostica, la dipendenza da social media che invece, in prevalenza coinvolge le ragazze e le donne tra i 35 e 45 anni. E ancora lo shopping compulsivo online, la dipendenza dalle relazioni virtuali, queste più diffuse tra le donne ed il sovraccarico cognitivo, cioè la necessità compulsiva di cercare informazioni su Internet, che riguarda di più gli uomini adulti”.
Dipendenze da internet, i rischi e le soluzioni
Nel corso dell’intervista rilasciata a Il Messaggero Adele Minutillo ha sottolineato i rischi di queste dipendenze: “Le social challenge sono lanciate sui social, in cui i giocatori devono svolgere una determinata azione, anche pericolosa, postarla e rilanciarla per renderla virale. Infine il tristemente noto cyberbullismo, con fenomeni di violenza e minacce verbali”.
Ma come combatterle? “la grandissima parte dei ragazzi e delle ragazze tra i 15 e 17 anni che si rivolgono a strutture specializzate hanno un problema in comune. I genitori lavorano fino a tardi e nel momento di convivialità, la sera a cena, si tiene accese la tv e si chatta sul telefono anziché conversare con i propri figli” spiega Claudio Leonardi, Presidente Società Italiana Patologie da Dipendenza.