Ci sono esperienze che al tempo della tv on demand e delle piattaforme apparecchiate da grandi multinazionali sono rare se non impossibili. Come assistere a un docufilm su un gruppo di disabili in vacanza a bordo di una maestosa e scintillante nave da crociera, circondati da commenti, esclamazioni, strilli, mugugni e risate del suddetto gruppo, per la prima volta disposto su carrozzine e poltroncine alla visione. Nulla di più lontano dall’effetto deprimente dell’amarcord.



Dipinto di blu, prodotto da TV2000, di Gianni Vukaj e Beatrice Bernacchi, è stato presentato in anteprima nell’auditorium della Fondazione Santa Lucia di Roma, in una proiezione ad hoc per i protagonisti. Si tratta del racconto di sette giorni sul Mar Mediterraneo di un gruppo di persone con disabilità, accompagnati dalle loro famiglie e da terapisti, educatori e volontari. Un viaggio nato da un’idea della straripante intelligenza affettiva di Luigi Bardelli, tra i fondatori della Maic (Maria Assunta in Cielo Onlus), ente no profit con 60 anni di vita alle spalle nel campo della cura e della riabilitazione dei più emarginati e indifesi, disabili gravi e gravissimi spesso rifiutati nei loro più elementari bisogni. Come quello di andare in vacanza. Come tutti. Di immergersi, osservare, ammirare e riposare nel blu del mare e del cielo, e nel bianco accecante delle pietre di Messina o Malta. Come tutti.



Una scommessa proposta da un toscanaccio cresciuto alla scuola di La Pira e Don Milani, colpevole e consapevole responsabile di tante battaglie per l’inclusione, accolta da un’emittente sensibile come TV2000, che già aveva raccontato l’esperienza straordinaria dell’opera di Pistoia in un altro documentario, L’estate più bella. Ne risulta un racconto ritmato da lunghi respiri e visioni statiche, che fanno da contrappunto ai singhiozzi a lungo trattenuti da madri e padri, con la vita incatenata a quella degli amatissimi figli. Un viaggio nel dolore di chi non può permettersi distrazioni e pause nell’educazione, legato dall’amore viscerale e dalla responsabilità alla disabilità dei propri ragazzi. Ma anche la bellezza di vite mai sprecate, piuttosto esaltate dalla sofferenza, triturate da obblighi quotidiani, dalla fisioterapia alle complesse manovre per vestire e issare sulle carrozzine corpi deformati, esistenze comunque grate per l’improvviso sprazzo di normalità.



Sedere al tavolo di un ristorante, girare con gli occhiali da sole e lo zaino in spalla come turisti qualsiasi, lasciarsi sfiorare dal sole e dal vento, riscoprire il piacere dell’essere sospesi. E trovare anche finalmente lo spazio per testimoniare “in pubblico” la logorante pazienza nel cercare il minimo miglioramento, la tensione di essere sempre “per” qualcuno, totalmente espropriati da se stessi, ostaggi di un amore non sradicabile.

Sono i fiati delle madri, a cui gli autori hanno dato corpo, a commuovere. La stanchezza sui volti, la fatica che provano a confessare, complice il tempo dilatato e donato dall’essere circondati dal mare. La separazione che offre la grande nave è la possibilità di comprendere una condizione estrema, uno stato in cui tutto è rallentato da evidenti limiti e preclusioni.

Lo sguardo della telecamera ha il merito di ridare tutto questo: i tempi della disabilità e quelli in cui ciascuno di noi dovrebbe contemplarne il senso. Un racconto imperfetto come quello di chi lo anima. Da vedere assolutamente su TV2000 domenica 3 dicembre alle 10.00 e in replica alle 23.30.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI