«Oggi, che è la festa di San Giuseppe lavoratore, anche la Giornata dei lavoratori, preghiamo per tutti i lavoratori. Per tutti. Perché a nessuna persona manchi il lavoro e che tutti siano giustamente pagati e possano godere della dignità del lavoro e della bellezza del riposo», introduce così Papa Francesco la Messa da Casa Santa Marta nel giorno di San Giuseppe, patrono di tutti i lavoratori (e dei papà ovviamente) ribadendo come il valore del lavoro sia tutt’altro che un “mero”, anche se necessario, guadagno. Nell’omelia centrale il Papa ha poi commentato il passo di oggi della Genesi in cui si descrive la creazione dell’uomo a immagine e somiglianza di Dio: «Dio consegna la sua attività, il suo lavoro, all’uomo, perché collabori con Lui. Il lavoro umano è la vocazione ricevuta da Dio e rende l’uomo simile a Dio perché col lavoro l’uomo è capace di creare. Il lavoro dà la dignità. Dignità tanto calpestata nella storia». Papa Francesco è poi durissimo nel sottolineare le tante ingiustizie che da ogni parte del mondo giungono sul tema delicato del lavoro:

«Ogni ingiustizia che si fa su una persona che lavora, è calpestare la dignità umana, anche la dignità di quello che fa l’ingiustizia: si abbassa il livello e si finisce in quella tensione di dittatore-schiavo. Invece, la vocazione che ci dà Dio è tanto bella: creare, ri-creare, lavorare. Ma questo si può fare quando le condizioni sono giuste e si rispetta la dignità della persona». Appello finale a tutto il popolo di fedeli in ascolto, «chiediamo a San Giuseppe – con questa icona (qui in chiesa) tanto bella con gli strumenti di lavoro in mano – che ci aiuti a lottare per la dignità del lavoro, perché ci sia il lavoro per tutti e che sia lavoro degno. Non lavoro di schiavo. Questa sia oggi la preghiera».

DIRETTA MESSA SANTA MARTA PAPA FRANCESCO

Oggi 1 maggio è la festa di San Giuseppe ma è anche l’inizio del mese mariano, un’occasione di costante preghiera per l’intera Chiesa di Gesù fin dai primi momenti della giornata dove ritroviamo la Santa Messa dalla Cappella di Casa Santa Marta con Papa Francesco. Con la consueta diretta tv (Rai 1 e Tv2000) e video streaming (RaiPlay e Vatican News sul canale YouTube), è possibile seguire la celebrazione della prima Messa di maggio con la preghiera rivolta ancora ai tanti colpiti dalla pandemia coronavirus e all’intercessione della Madonna per le prossime delicate settimane che dovremo passare: «Preghiamo oggi per i defunti, coloro che sono morti per la pandemia; e anche in modo speciale per i defunti – diciamo così – anonimi: abbiamo visto le fotografie delle fosse comuni. Tanti…» aveva introdotto ieri prima della Santa Messa il Pontefice.

Nell’attesa della nuova celebrazione di questa mattina, da segnalare il passaggio sulla testimonianza e il proselitismo fatto ieri da Papa Francesco nella sua catechesi da Santa Marta: «Non siamo noi a convertire, è Dio che attira la gente a sé usando noi come testimoni», e poi ancora «“Ma come posso fare perché il Padre si preoccupi di attirare quella gente?”. La preghiera. Questa è la preghiera per le missioni: pregare perché il Padre attiri la gente verso Gesù. Testimonianza e preghiera, vanno insieme. Senza testimonianza e preghiera non si può fare predicazione apostolica, non si può fare annuncio. Farai una bella predica morale, farai tante cose buone, tutte buone. Ma il Padre non avrà la possibilità di attirare la gente a Gesù». Chiudendo la Messa, il Papa aveva poi ribadito l’ultimo invito ai fedeli «Chiediamo al Signore la grazia di vivere il nostro lavoro con testimonianza e con preghiera, perché Lui, il Padre, possa attirare la gente verso Gesù».

MESSA PAPA FRANCESCO: LA TELEFONATA AL RAGAZZO

«Ho ricevuto una lettera di un ragazzo di Caravaggio. Si chiama Andrea. E mi raccontava cose sue. Le lettere dei ragazzi, dei bambini sono bellissime, per la concretezza. E mi diceva che aveva sentito la Messa per televisione e che doveva “rimproverarmi” una cosa: che io dico “la pace sia con voi”, “e tu non puoi dire questo perché con la pandemia noi non possiamo toccarci”. Non vede che voi [qui in chiesa] fate un inchino con la testa e non vi toccate. Ma ha la libertà di dire le cose come sono», lo raccontava Papa Francesco nella Santa Messa da Casa Santa Marta giusto due giorni fa.

Ebbene, ieri il Santo Padre ha telefonato per davvero ad Andrea, quel ragazzo che soffre di una sindrome di autismo e che vive nelle zone più devastate dal coronavirus, tra la provincia di Bergamo e Cremona a Caravaggio (dove questa sera la Cei ha scelto di celebrare l’Atto di Affidamento dell’Italia alla Madonna per l’emergenza Covid-19). «Caro Andrea sono Papa Francesco» ha detto il Santo Padre al ragazzo felicissimo per la chiamata; dopo avergli chiesto notizie sulla famiglia, il Papa si è complimentato per la segnalazione ed ha ricordato che al momento dello «”scambiamoci un segno di pace” nessuno ora tocca l’altro, la gente saluta solo con un cenno di testa». Alla fine Bergoglio ha promesso di inviare ad Andrea una sua papalina, come il ragazzo aveva richiesto con gentilezza nella lettera inviata in Vaticano.