Papa Francesco
, all’inizio della Santa Messa celebrata questa mattina in Santa Marta, ha voluto pregare in modo speciale per tutti gli operatori sanitari che lavorano con i malati disabili che hanno preso il Coronavirus. Poi nell’omelia ha esortato i cristiani a parlare ed agire con franchezza e coraggio, che erano le caratteristiche dei primi apostoli descritte negli Atti degli Apostoli. La gente vedeva in loro “questa franchezza, questo coraggio” e rimaneva stupita. Paolo e Barnaba ad esempio “predicavano il Vangelo con franchezza”, mentre la Lettera agli Ebrei esorta a non gettare via “la vostra franchezza”.
Il Papa esorta dunque anche i cristiani di oggi a riprendere la franchezza, il coraggio cristiano di andare avanti. “Se non hai il coraggio, se per spiegare la tua posizione tu scivoli sulle ideologie o sulle spiegazioni casistiche, ti manca quella franchezza, ti manca quello stile cristiano, la libertà di parlare, di dire tutto. Il coraggio”. I capi del popolo invece “avevano il cuore tanto chiuso che hanno cercato la via della diplomazia, la via del compromesso” perché sono messi all’angolo proprio dalla franchezza: “La forza dello Spirito Santo che si manifesta in questa franchezza della predicazione, in questa pazzia della predicazione, non può entrare nei cuori corrotti. Per questo, stiamo attenti: peccatori sì, corrotti mai“. (Aggiornamento di Mauro Mantegazza)
LA MESSA DI PAPA FRANCESCO IN SANTA MARTA
Ad una settimana dalla Pasqua del Signore, l’invito alla conversione e al seguire il Vangelo di Gesù in quella “nuova speranza” non viene meno: dopo le parole di Papa Francesco nella Veglia del Sabato Santo, l’appuntamento più naturale per poterle seguire e incarnare è la Santa Messa mattutina. Come sempre alle ore 7 e come sempre dalla Cappella di Casa Santa Marta, il Pontefice in diretta tv (Rai 1 e Tv2000) e video streaming (RaiPlay e Vatican News) celebra il Vangelo di oggi in preparazione alla Festa della Divina Misericordia di domani 19 aprile (con Santa Messa dalla Chiesa in Sassia appena fuori Vaticano, ndr): resta ancora negli occhi e nel cuore quanto pronunciato ieri da Francesco nella messa del venerdì, tanto per il passaggio commovente dedicato alle donne incinta in questo particolare momento di pandemia globale, quanto per il rapporto tra familiarità della Chiesa e “isolamento” imposto dalle regole sul coronavirus.
«Vorrei che oggi pregassimo per le donne che sono in attesa, le donne incinte che diventeranno mamme e sono inquiete, si preoccupano. Una domanda: “In quale mondo vivrà mio figlio?”. Preghiamo per loro, perché il Signore dia loro il coraggio di portare avanti questi figli con la fiducia che sarà certamente un mondo diverso, ma sarà sempre un mondo che il Signore amerà tanto», spiegava ieri nell’introduzione prima della Santa Messa il Santo Padre. È poi sul fronte della familiarità che si è districata la lunga riflessione di Papa Bergoglio sui tempi di oggi: «Anche noi cristiani, nel nostro cammino di vita siamo in questo stato di camminare, di progredire nella familiarità con il Signore. Il Signore, potrei dire, è un po’ “alla mano”, ma “alla mano” perché cammina con noi, conosciamo che è Lui […] Questa familiarità con il Signore, dei cristiani, è sempre comunitaria. Sì, è intima, è personale ma in comunità».
SANTA MESSA PAPA FRANCESCO, L’OMELIA DI IERI
Come ha ribadito in più passaggi dell’intensa omelia da Casa Santa Marta ieri mattina, «Una familiarità senza comunità, una familiarità senza il Pane, una familiarità senza la Chiesa, senza il popolo, senza i sacramenti è pericolosa. Può diventare una familiarità – diciamo – gnostica, una familiarità per me soltanto, staccata dal popolo di Dio. La familiarità degli apostoli con il Signore sempre era comunitaria, sempre era a tavola, segno della comunità. Sempre era con il Sacramento, con il Pane». Un duro passaggio di Papa Francesco “contro” le chiusure imposte per il rischio pandemia da ormai due mesi a questa parte: «Dico questo perché qualcuno mi ha fatto riflettere sul pericolo che questo momento che stiamo vivendo», spiega ancora il Papa .Questa pandemia che ha fatto che tutti ci comunicassimo anche religiosamente attraverso i media, attraverso i mezzi di comunicazione «anche questa Messa, siamo tutti comunicanti, ma non insieme, spiritualmente insieme. Il popolo è piccolo. C’è un grande popolo: stiamo insieme, ma non insieme. Anche il Sacramento: oggi ce l’avete, l’Eucaristia, ma la gente che è collegata con noi, soltanto la comunione spirituale. E questa non è la Chiesa: questa è la Chiesa di una situazione difficile, che il Signore permette, ma l’ideale della Chiesa è sempre con il popolo e con i sacramenti. Sempre», aggiunge molto criticamente Papa Francesco.
Come ribadito poi da un piccolo aneddoto su un vescovo che intimava prima della Pasqua di fare entrare un po’ di gente in San Pietro per non «virilizzare i sacramenti», il Santo Padre conclude la sua riflessione così «È vero che in questo momento dobbiamo fare questa familiarità con il Signore in questo modo, ma per uscire dal tunnel, non per rimanerci. E questa è la familiarità degli apostoli: non gnostica, non viralizzata, non egoistica per ognuno di loro, ma una familiarità concreta, nel popolo. La familiarità con il Signore nella vita quotidiana, la familiarità con il Signore nei sacramenti, in mezzo al popolo di Dio». Così il Papa ha rivolto un appello per tutti al termine dell’omelia, «Che il Signore ci insegni questa intimità con Lui, questa familiarità con Lui ma nella Chiesa, con i sacramenti, con il santo popolo fedele di Dio».