La direttiva case green approvata dal Parlamento europeo sta creando malumori nel sistema delle imprese e non è bastata nemmeno la rassicurazione europea sull’eventuale concessione di fondi straordinari. Il rischio è che venga azzerato il valore del patrimonio immobiliare di alcuni italiani.

Direttiva case green: c’è chi dice no e lancia l’allarme

La direttiva case green sta facendo saltare il banco con l’Europa. Da un lato c’è la questione sacrosanta dell’efficientamento energetico degli immobili di cui si discute sin da tempi non sospetti, vale a dire da prima del conflitto in Ucraina, dall’altra però c’è la strutturazione della direttiva che da un lato obbliga tutti i proprietari al raggiungimento di determinate classi (D ed E) entro una certa data: il 2030 e il 2033. E in ultima analisi c’è il divieto di mettere a mercato l’immobile (affitto o vendita), qualora non sia provvisto del raggiungimento di queste classi. Come Ilsussidiario.net ha già spiegato, ciò potrebbe determinare un’alterazione del mercato immobiliare, con il crollo del relativo valore di un immobile che, per normativa, non può acquisire nessun valore (poiché è escluso dal mercato). Dall’altro abbiamo il problema che gli immobili messi in vendita saranno necessariamente proposti a prezzi molto elevati. In ultima analisi, dal momento che la direttiva non si applica per gli immobili soggetti a vincoli ministeriali di beni culturali e alle case sopposte a vincolo, finanche a immobili ad uso della pubblica amministrazione, va da sé che detti immobili saranno soggetti ad una diversa valutazione sul mercato immobiliare e ciò provocherà di per sé uno squilibrio di valore nell’ambito dello stesso mercato di vendita.



Queste categorie costituiscono soltanto il 22% del patrimonio immobiliare, mentre restano a rischio 8 milioni di immobili. In Italia c’è subito chi ha drizzato le antenne: Giorgio Spaziani Testa, presidente Confedilizia ha infatti dichiarato in un intervento a Cusano TV che “l’efficientamento energetico è evidentemente un beneficio, ma è altrettanto evidente che per raggiungere questi obiettivi non si possa obbligare a raggiungere le classi E o D entro certe date. L’Europa è un luogo diversissimo, spero che ci sia la possibilità di cambiare l’impostazione di questa direttiva, per lasciare liberi i Paesi di intervenire” – ed ha aggiunto – “Il fatto di obbligare riteniamo che sia un problema. Già con l’approvazione del PE c’è un rischio che sia avvenuto un calo dell’immobile. Secondo: con quei tempi e con quei modi, non è possibile fare quei lavori. Per molti non è possibile, si è sbagliata l’impostazione. Spero che ci sia la possibilità di cambiare l’impostazione di questa direttiva, per lasciare liberi i Paesi di intervenire”.



Direttiva case green: un problema anche per i mutui

A questa voce si unisce anche Unimpresa che sottolinea in più l’impatto che la direttiva, qualora recepita, potrebbe avere sulla concessione dei mutui da parte degli istituti di credito: “La situazione in cui si troveranno i proprietari degli 8 milioni di immobili da adeguare agli standard energetici Ue, il 60% del totale, è accostabile a quella di chi è responsabile di un abuso edilizio”. Secondo Unimpresa, quando il perito della banca farà le opportune verifiche su un immobile posto a garanzia di un mutuo o di un prestito, la procedura potrebbe bloccarsi di fronte alla constatazione di “irregolarità”. “Significa che le banche – e ci risulta che qualche gruppo sita già ragionando in questi termini – potranno dare mutui di importo molto più basso, perché le case non “a norma” avranno meno valore in termini di garanzie rispetto all’importo del mutuo erogato”.



Pichetto Fratin, Ministro dell’Energia e dell’Ambiente, ha già dichiarato che l’Italia non può attuare, allo stato attuale, la direttiva europea. Il che significa che l’Europa potrebbe essere costretta ad avviare un tavolo di lavoro per la corretta e più efficiente attuazione della direttiva senza compromettere la stabilità dei conti pubblici e delle famiglie. La sospensione del superbonus 110% va in questa direzione, dal momento che l’Italia si trova in una impossibilità tecnica a far fronte ai pagamenti o alla corresponsione dei crediti d’imposta.